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domenica 13 settembre 2015

Il complotto prende forma.

Nel milieu occultista di fine Ottocento merita un posto di rilievo la russa Elena Petrovna Blavatsky (1803-1891), che fu probabilmente la più famosa medium dell’epoca moderna. Fu iniziata nella massoneria del rito di Memphis-Misraim, di cui divenne presto un’altissima dignitaria. In una data imprecisata ricevette il grado di “principesse couronnèe” dal Venerabile Maestro Giuseppe Garibaldi in persona 1. A Londra Mazzini le apre le porte dell’associazione carbonara Jeune Europe (Giovane Europa) 2 . Secondo René Guènon partecipò alle spedizioni di Garibaldi e fu gravemente ferita in combattimento a Mentana 3 .
Si tratta insomma di una rivoluzionaria di primo livello con la passione per i segreti e l’esoterismo, dotata inoltre di quelle particolari doti extrasensoriali che le avrebbero automaticamente garantito autorevolezza all’interno del mondo alchemico della magia e della massoneria. La Blavatsky era quindi il soggetto ideale per compiere quelle << missioni segrete >> di cui spesso il mondo della politica incarica i personaggi provenienti dal milieu occultista, come abbiamo accennato in precedenza a proposito di John Dee.
Forse per queste ragioni ella fu notata da Bulwer-Lytton, “imperator” della Societas Rosacrucis In Anglia, e ne divenne allieva 4 : un particolare degno di nota, poiché proprio i rosacrociani inglesi stavano organizzando la Contro-Chiesa di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo. A riprova di quanto diciamo citiamo la testimonianza del grande iniziato Guènon: << si può legittimamente concludere che M.me Blavatsky fu soprattutto, nel bel mezzo delle circostanze, un “oggetto” o uno strumento nelle mani di individui o di gruppi occulti che si facevano scudo della sua personalità, allo stesso modo di altri che a loro volta furono strumenti nelle sue mani >> 5 .
Forse adempiendo a un ordine della S.R.I.A. la Blavatsky si trasferisce negli Stati Uniti e nel 1875 assieme al colonnello Olcott, anch’egli massone, fonda a New York la Società Teosofica, che ottiene subito un grande seguito tutto il mondo.
Secondo Gianni Vannoni, noto studioso di esoterismo e massoneria, la Società Teosofica è << è forse la più nota tra le società di tipo illuministico, ed anche, in un certo senso, la meno “esoterica”, la più estroflessa e divulgatoria, la più impegnata a costruirsi un seguito di massa, benchè non manchi di dividersi in due branche, di cui la seconda, detta << sezione esoterica >> compete solamente a pochi “iniziati”, l’identità dei quali rimane celata agli altri teosofisti >> 6 . Partendo da questo fugace accenno alla “Sezione esoterica”, possiamo ipotizzare che Vannoni si riferisca ai maghi della Stella Matutina, indicati da Epiphanius come il punto di contatto tra la Golden Dawn e la Società Teosofica. Nel linguaggio dell’intelligence costoro sarebbero chiamati “agenti di collegamento”. Osserviamo inoltre che la struttura per centri concentrici è tipica non solo delle società occulte – l’abbiamo già visto a proposito della Golden Down e dell’Ordo Templis Orientis – ma anche delle reti dei servizi segreti. In quest’ultimo caso l’anello esterno diviene la faccia rispettabile dell’organizzazione, detta in gergo “copertura” e nasconde invece un secondo livello i cui fini devono essere celati all’opinione pubblica e agli apparati di Sicurezza dello Stato ospitante.
La Blavatsky ottiene subito una certa fama nel mondo esoterico anglosassone, al punto che – come abbiamo visto nel capitolo precedente – solo pochi anni dopo aver fondato la Società Teosofica ella già gode dell’autorevolezza necessaria per lanciare un pubblico appello all’aristocrazia inglese affinché si costituisca come una casta sacerdotale votata al dominio dei popoli della Terra. L’appello, come abbiamo visto, fu raccolto proprio dai vertici della Societas Rosae Crucis in Anglia, che foderanno la famigerata Golden Down: l’intera vicenda, dunque, si apre e si chiude con la figura inquietante di Bulwer-Lytton.
Scrive Giorgio Galli: << L’aspetto essenziale della predicazione di madame Blavatskij è la pretesa rivelazione di una “dottrina segreta”, di una sorta di controstoria dell’umanità che comporta la trasmissione di messaggi e di qualità particolari a una cerchia di iniziati da parte di grandi maestri del passato […] La tesi di fondo è che l’universo è permeato da un etere psichico definito Akasa […] che registra gli eventi, per cui quelli del passato possono essere letti da persone con doti particolari, potenziate dal contatto con quelli che vengono chiamati istruttori occulti >> 7 .
Gianni Vannoni spiega che << questi misteriosi personaggi – esseri umani perfetti e deificati, la cui dimora viene indicata nel Tibet – avrebbero ordinato a Madame Blavatsky di creare la Società teosofica >> 8 e le avrebbero consegnato una presunta rivelazione.
La “verità” rivelata dalla Blavatsky sarebbe l’origine della razza umana a partire da una serie di esperimenti compiuti da esseri extraterrestri. Essi crearono prima una razza invisibile, poi una seconda razza nel Nord dell’Asia, infine una terza razza in un continente perduto nell’Oceano Indiano chiamato “Lemuria”. Gli abitanti della mitica Atlantide sarebbero la quarta razza creata dagli alieni e che precedette quella attuale. La Blavatsky affermava anche che Atlantide sarebbe stata distrutta dall’epico scontro tra i suoi maghi malvagi e i saggi maghi di una misteriosa città chiamata Sham bha lah 9. Si possono notare, a nostro avviso, non solo il carattere gnostico di questo mito, in quanto esplicativo dell’idea di una lotta manichea tra il Bene e il Male, ma anche un criptico avviso a discriminare tra la magia buona e la magia cattiva – “iniziazione” e “contro-iniziazione” direbbe Guènon – ovvero tra maghi e sette “allineate” alla Contro-Chiesa o in competizione con essa.
Il legame dottrinario tra massoneria e teosofia, secondo Gianni Vannini, si potrebbe così definire: << sfrondata di tutte le sue fantasiose e abbondanti appendici, la credenza teosofistica consiste in una variante dello gnosticisimo: per mezzo dello studio e delle necessarie pratiche l’uomo ha da scoprire di essere il vero Dio […] Altri motivi gnostici presenti nella produzione della Blavatsky, sono chiaramente quelli della Creazione e del Demiurgo >> 10 . Aggiungiamo inoltre che la Blavatsky firmava le istruzioni segrete per i discepoli della setta con i tre puntini massonici.
Dopo aver pubblicato nel 1877 i primi due volumi di “Iside svelata”, che conobbero subito una vasta fortuna, la Blavatsky ricevette probabilmente una nuova missione segreta da Buwler-Lytton: << questa funzione “strumentale” della Blavatsky, all’interno di complesse vicende dai risvolti non sempre chiari, sembra evidenziarsi soprattutto a partire dai suoi primi viaggi in India (1878), che all’epoca dei fatti era ancora il fiore all’occhiello dell’Impero britannico. In India, la funzione della Società teosofica sarà non solo quella di elaborare una sorta di neo-orientalismo esportabile in Occidente, ma anche, quella di occidentalizzare l’Induismo. Lo storico indiano R. Mukerjee inserisce la Società teosofica tra le quattro organizzazioni che maggiormente hanno lavorato per trasformare la tradizione indù in una forma più in sintonia con la mentalità occidentale, elaborando una sorta di “protestantesimo indù”. Non a caso uno dei più stretti collaboratori della Società teosofica in India, Dayananda Sarswati, sarà noto nella sua Terra con il soprannome di Lutero indiano. Un’operazione culturale, questa, che sembra avere goduto dell’aiuto diretto dello stesso governo britannico, allora padrone del subcontinente e interessato alla creazione di una “forma di spiritualità” che potesse essere condivisa dagli occupanti e dai colonizzati >> 11 . Pare tra l’altro che il governo inglese non fosse l’unico ad avere interesse a sostenere la missione “spirituale” della Blavatsky in India: il colonnello Olcott seguì la medium russa anche in quella avventura, ponendosi a capo di una missione commerciale americana.
Dopo aver fatto ritorno a Londra – tradizionale ponte tra il mondo esoterico tedesco e quello inglese, come annota Giorgio Galli – la medium russa completava l’esposizione della sua dottrina nel libro “La dottrina segreta” (1888). Difficile credere che il committente dell’opera non fosse, di nuovo, quel barone Bowler-Lytton che fu politico, massone, “Imperator” della S.R.I.A. e co-fondatore della Golden Dawn anche se mancano documenti storici per affermarlo in modo inequivocabile. Infatti fin dalla fondazione della Società Teosofica la Blavatsky ebbe una missione da compiere, questa volta relativa alla cultura occidentale: la distruzione del cristianesimo. E’ lei stessa ad ammetterlo con queste parole: << il nostro scopo non è di restaurare l’Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo dalla faccia della Terra >> 12 . Anche Anne Beasant, che le successe alla guida della Società Teosofica, ribadì la missione originaria della setta: << Innanzitutto combattere Roma e i suoi preti, lottare ovunque contro il Cristianesimo e scacciare Dio dai Cieli! >> 13 .
Dopo la morte della Blavatsky a Londra, nel 1891, la sua opera sarebbe stata riprese da un altro seguace di Bulwer-Lytton:  il poeta Scott Eliot, che abbiamo già nominato tra i seguaci della Golden Down 14 . Nei due libri “La perduta Lemuria” (1894) e “La storia di Atlantide” (1895) Eliot, riprendendo il mito atlantideo della Blavatsky, sottolineava che la distorsione a fini malvagi della magia operato dai maghi avrebbe spezzato il legame con gli “istruttori occulti” e rotto l’equilibrio naturale: i forti sconvolgimenti che ne sarebbero derivati avrebbero distrutto Atlantide. Fortunatamente gli “istruttori occulti”, chiamati da Eliot, “iniziati”, si sarebbero trasferiti in Egitto poco prima del cataclisma 15 .
Lasciamo per un attimo Londra e diamo uno sguardo alla Vienna del 1867. Secondo il critico militare navale Enrico Cernuschi proprio in quel periodo gli inglesi iniziarono a reclutare informatori e collaborazionisti tra i vertici dei servizi segreti, della diplomazia e dell’establischment austriaco. I traditori di Francesco Giuseppe provenivano proprio da quello che avrebbe dovuto essere lo “zoccolo duro” dell’Impero e cioè la vecchia classe dirigente di lingua tedesca, che in seguito alla nascita della Duplice monarchia si sentiva minacciata dalla perdita di potere, di ricchezza e di opportunità a favore dei più dinamici ungheresi 16. Per raggiungere il loro compito gli “Illuminati” non esitarono a fare appello a confusi ideali di comunanze razziali e ideali paganeggianti che, come abbiamo visto, venivano formulati proprio dai circoli esoterici inglesi che attraverso la famiglia reale e l’aristocrazia condizionavano la politica britannica.
Secondo Cernuschi lo scopo, almeno inizialmente, fu soprattutto speculativo e cioè aggiogare la Borsa di Vienna agli intessi della City di Londra. Ma dopo il crack del 1873 l’opera di plagio fu intensificata per rastrellare anche gli ultimi spiccioli disponibili sulla piazza. << Si trattò, in buona sostanza, di un’opera di infiltrazione d’alto livello alimentata con regolarità di generazione in generazione e messa in piedi ricorrendo alla collaborazione di intellettuali di prom’ordine come Robert Wentworth Lytton, Arthur Machen, Wynn Westcott e il poeta (e Premio Nobel) William Buttler Yeats >> 17. Se raffrontiamo i nomi rintracciati dallo storico navale Cernuschi con l’elenco dei membri più influenti della Golden Down, fornito da Epiphanius e riportato nel capitolo precedente – è impossibile trattenere un moto di stupore di fronte alla vastità della cospirazione in atto. Troviamo qui una esplicita conferma all’ipotesi che la Golden Down – al pari, a nostro avviso, di altre società occulte già nominate: la Società Teosofica e l’Ordo Templis Orientis – sia nata come uno strumento spionaggio e sovversione al servizio degli “Illuminati”. Troviamo anche conferma che l’obbiettivo di immediato del complotto era di natura finanziaria e inquadrabile quindi nel processo che avrebbe dovuto condurre all’unità economica d’Europa. Notiamo anche che le decisioni di ordine economico e giuridico trovano qui l’avallo dell’Autorità spirituale. Tutto ciò ci dimostra la sostanziale corrispondenza delle teorie di Saint Yves d’Alveydre con la cospirazione degli “Illuminati” così come, attraverso l’analisi dei fatti storici, ci sforziamo di documentare.
Secondo Cernuschi gli occultisti inglesi influenzarono profondamente alcuni tra i più inquieti pensatori austriaci tra cui Guido Von List, Adolf Lanz – alias Lanz von Liebensfiels – e Rudolf Steiner: << creatori tutti di gruppuscoli di adepti dell’esoterismo puntualmente confermatisi (come sempre accade con i fanatici di qualsiasi specie) terreno di cultura ideale per i vari Servizi >> 18.
Attraverso lo zelante lavoro degli iniziati austriaci l’Evidenzbureau – il servizio segreto dell’Impero Austro-Ungarico – era diventato uno Stato nello Stato che filtrava e distorceva vitali informazioni alla corte imperiale: da ciò, derivò, innanzitutto, il clamoroso errore di valutazione riguardo all’atteggiamento del Governo inglese all’indomani dell’attentato di Sarajevo. Pure la diplomazia asburgica, nell’occasione, prese una cantonata altrettanto clamorosa. La qual cosa non deve sorprenderci dal momento che, anch’essa, era stata infiltrata e veniva manovrata dagli “Illuminati”. In buona sostanza, questi ultimi lasciarono intendere che il governo di Sua Maestà britannica non si sarebbe mosso lasciando mano libera all’Impero Austro Ungarico nel suo redde rationem contro la Serbia. Sappiamo invece che quella mossa incauta provocò un effetto domino che diede avvio a un conflitto mondiale che a Vienna non era stato né voluto né previsto, ma che rispondeva invece alla ferrea logica del pensiero mondialista che vedeva nell’Impero e nella Chiesa i nemici mortali nell’auspicato Nuovo Ordine Mondiale. La prima guerra mondiale fu – tra le altre cose – l’occasione per gli “Illuminati” di distruggere l’Impero Austro Ungarico e dare alla Chiesa un duro colpo, dal quale non si sarebbe ripresa mai più.
Durante quella guerra il livello di manipolazione e condizionamento operato dai servizi segreti britannici sull’Evidenzbureau attraverso la S.R.I.A. e la Golden Down toccò vette inimmaginabili. Per essere più precisi tutti quei centri di potere che i servizi segreti austro-ungarici ritenevano essere docili strumenti nelle proprie mani infine gli si rivoltarono tutti contro: gli Ebrei negli Stati Uniti, in Palestina e nel resto del mondo, gli anarchici italiani e francesi, i bolscevichi russi, i futuri leader della Cecoslovacchia indipendente 19.
Ora da Vienna ci spostiamo a Berlino. Scrive il solito Cernuschi: << ferma restando la primogenitura e la preminenza austriaca in termini di gruppuscoli neopagani, anche gli ancor più provinciali tedeschi si lasciarono irretire di buon grado dai pensatori britannici di fine Ottocento e del periodo edoardiano. Dato il ben maggiore pericolo di guerra con Berlino rispetto a Vienna (vista, a sua volta, da Londra alla stregua di un oggetto e non certo di un soggetto della scena europea e mondiale), i Servizi inglesi ricorsero a sistemi piuttosto espliciti per ammaliare e controllare gli incauti elementi dell’establishment germanico che si erano lasciati tentare >> 20.
Nel 1861, agendo inizialmente sotto la copertura di una missione protestante anglo-tedesca con fini caritatevoli, Cristoph Hoffman fondò in Palestina una società segreta chiamata Tempelgessellschaft. Suo fratello, il pastore luterano Wihelm Hoffman, era predicatore di corte a Berlino: ciò garantì ai novelli templari, che contavano qualche migliaio di coloni inglesi e tedeschi, il favore dei primi sovrani della Germania imperiale 21.
Nel 1878 la setta fu espulsa dalla Chiesa anglicana per le sue posizioni “wolkish” antisemite ed ecologiche ispirate da pensatori inglesi come Houstin Stewart Chamberlein, William Scott-Eliot, Charles Webster Leadbetter e James George Frezer 22.
Rimasto affascinato da quanto visto con i suoi occhi durante la visita di stato in Palestina del 1898, l’imperatore tedesco Guglielmo II offrì la sua benedizione e protezione ai coloni tedeschi. Suo zio Federico, duca di Baden, creò un apposito ufficio: a dirigerlo fu posto il colonello Joseph Freiheer von Ellrichshausen, che era amico personale del Kaiser. Per effetto di questi provvedimenti tra il 1902 e il 1907 furono fondate ben tre colonie in Terra santa. I loro abitanti erano tedeschi e statunitensi, tutti accumunati dalle nuove tendenze nordiche e neopagane 23.
Secondo Cernuschi << è proprio a partire dal 1903 l’Intelligence britannica pensò di coltivare anche questa nuova, promettente pianticella di esaltati, legati sia alla corte sia allo Stato Maggiore e al parlamento germanici, dato l’ormai preoccupante corso che stavano prendendo le relazioni anglo-tedesche >> 24 . Per agganciare costoro i circoli occulti di Londra si servirono degli adepti che avevano già reclutato a Vienna: << La svastica, adottata nel 1907 come doppio simbolo antislavo e antiebraico da Adolf Lanz per i propri fedeli, fu così fatta propria, l’anno successivo, anche in Germania dalla Deutsche Regionsgeimenschaft, ovvero dall’associazione patrona delle nuove colonie volkish sorte in Palestina >> continua Cernuschi 25.
L’azione di spionaggio e sovversione della Contro-Chiesa, manovrata come quinta colonna dagli “Illuminati” della City di Londra si estendeva fino ai coloni tedeschi emigrati negli Stati Uniti. Incaricato dell’operazione era niente meno che Aleister Crowley, il più famoso satanista del XX secolo. Iniziato a Parigi da McGregor Matters, co-fondatore della famigerata Golden Dawn 26, Crowley nel 1910 aveva aderito anche all’Ordo Templis Orientis, l’organizzazione di Lanz 27. A capo dell’O.T.O. vi era Theodor Reus, che vi aveva introdotto certe pratiche di magia sessuale, e che era a sua volta << un agente dei servizi di spionaggio del Kaiser >> secondo la testimonianza del noto studioso di esoterismo Pierluigi Zoccatelli 28. Malgrado Crowley durante la Prima guerra mondiale facesse propaganda filo-tedesca negli Stati Uniti tra anche gli oriundi irlandesi, << sorprendentemente, questo suo atteggiamento non ebbe conseguenze al momento del suo rientro in patria dopo la fine delle ostilità >> 29. Ciò parrebbe avvalorare la tesi secondo la quale Crowley avrebbe si sarebbe stato un infiltrato del Secret Intelligence Service. Ne il già citato Enrico Cernuschi: << Nell’ottobre 1914 Crowley si trasferì quindi negli Stati Uniti, dove mantenne fino alla fine del 1917, sempre per conto dei Servizi del proprio Paese, buoni rapporti e utili contatti con gli ambienti austriaci e tedeschi residenti laggiù >> 30. Conferme a queste tesi le troviamo anche in Giorgio Galli e in Pieluigi Zoccatelli.
Ritorniamo ora in Germania. Nel 1912 la Deutsche Religionsgemeinchaft, che già aveva preso sotto la propria protezione i coloni tedeschi in Terra santa, si estese a tutto il mondo di lingua tedesca prendendo il nuovo nome di Germanische-Deutsche Religiongemeinschaft: << la nuova associazione, forte dei propri buoni contatti con la corte berlinese e con i Servizi austro-ungarici, confermò, fin dall’inizio della nuova guerra europea del 1914, la propria natura di principale canale di comunicazione (e di infiltrazione) britannico con Vienna e con Berlino, soprattutto dopo aver allontanato, per l’inizio del 1915, con l’accusa di eresia del vero culto di Odino, tutti gli utili idioti e gli illusi che avevano creduto, in buona fede, ai propri confusi ideali, rimpiazzandoli con elementi dal passato spesso burrascoso, ma dalla lealtà a prova di bomba in quanto mossi dall’unica molla, ossia il denaro, che rappresenta l’anima di certe congregazioni >> 31.
Gli inganni e i raggiri concepiti a Londra, che abbiamo testé esposti, portarono la corte di Vienna a compiere una serie di tragici errori di valutazione che l’illustre storico militare navale italiano così elenca:
- durante entrambe le crisi balcaniche la corte di Vienna ritenne che la Serbia fosse militarmente inconsistente e che sarebbe bastata una semplice esibizione di forza per assumere il controllo di quel Paese;
- la Gran Bretagna, essendo amica, non sarebbe intervenuta nella crisi; e infine
- l’alleata Germania avrebbe trattenuto la Russia e la Francia, che non sarebbero intervenute.
Anche la corte di Berlino era assolutamente certa che gli amici inglesi non sarebbero scesi in campo. Ma poiché a Parigi, Belgrado e Mosca i diplomatici inglesi lasciarono intendere il contrario, l’escalation del 1914 approdò a una serie di dichiarazioni di guerra incrociate che portò gli la Germania e l’Austria-Ungheria in guerra con la Francia e la Russia, lasciando al governo britannico l’ultima mano di quella partita: la scelta sul se, il quando, il come entrare in guerra e, eventualmente, al fianco di chi. La decisione di Londra – che all’epoca controllava ¼ di tutte le terre emerse e che con la sua flotta dominava le rotte commerciali transoceaniche – fece sì che il mondo intero si coalizzasse contro Berlino e Vienna.
Durante quel conflitto gli “Illuminati” si servirono più volte delle società esoteriche tedesche come canali segreti di comunicazione all’interno di un piano sofisticato volto a dividere la coalizione nemica: ora essi proponevano – a nome dei governi inglese e francese – una pace separata a Carlo, il giovane imperatore austro-ungherese, ora al kaiser Guglielmo. Nel caso di una pace separata da parte di Vienna, la Germania imperiale avrebbe sicuramente punito il tradimento austro-ungarico: ne sarebbe conseguito un drammatico rovesciamento delle alleanze. Nel caso invece di una pace sperata da parte di Berlino, la Germania avrebbe incorporato l’Austria col beneplacito degli Alleati dell’Intesa e l’Impero asburgico avrebbe cessato di esistere. In entrambi i casi Carlo – così ostinatamente cattolico e conservatore 32 in un mondo già dominato dal pensiero globalista e dagli interessi finanziari ebraici e protestanti – avrebbe saldato il conto di quel “misunderstood”.
Spostiamoci ora in Francia, dove la cultura esoterica diffusa dagli “Illuminati” approda con Schurè, il già citato Saint Yves d’Alveydre e Jacolliot. Essa si innesta su un terreno reso fertile dalla felice semina di Alan Kardec, Elphias Levi e Blanqui.
A contatto con i circoli pangermanisti wagneriani, Schuré esaltava il suo maestro Fabre d’Olivet come il primo dei grandi occultisti del XIX Secolo. Di lui scrive Giorgio Galli: << Dapprima membro dei club dei giacobini, studioso di ipnotismo e della lingua ebraica, si afferma, nei primi tre decenni dell’Ottocento, fondatore di una scienza che definisce “psicurgia”, volta a utilizzare appieno l’energia mentale, usando la quale si possono cogliere verità del passato simili alle citate “registrazioni akadiche”. Egli elabora così una straordinaria epopea, volta a dimostrare la prevalenza dei celti su tutti gli altri popoli e il valore esemplare dell’impero teocratico del druido Ram seimila anni prima di Cristo. Ram diviene Rama in India, Osiride in Egitto, Dionisio in Grecia >> 33 . Le assonanze con la dottrina della Blavatsky sono evidenti.
Se Schuré esalta il principio teocratico colorandolo di elementi esoterici, è il più volte citato Saint-Yves d’Alveydre a teorizzare l’unione del potere temporale e spirituale in un governo sinarchico dove è l’elemento sacerdotale a rivendicare il bastone del comando. Sull’argomento rimandiamo a quanto abbiamo già scritto e concentriamoci invece su un altro aspetto: dove e come si formarono queste idee in Saint Yves? E chi gli ha ordinato di propagandarle? Per rispondere volgiamo lo sguardo sulla sua biografia.
Parlando del << continuatore di Fabre, Saint-Yves >> , Giorgio Galli rileva che << egli vive in Inghilterra […] negli anni nei quali sorgono le già citate associazioni “occulte”. E’ probabile un suo contatto con quegli ambienti e col loro interesse per la politica >> 34. Anche questa è una prova di  una comune origine, rintracciabile nella Londra rosacruciana di Bulwer-Lytton e McGreggor Metters, dell’esperienza sapienziale gnostica e cabalista con la quale la Contro-Chiesa – in base a un disegno ben preciso – blandì e sedusse gli uomini di potere di tutta Europa a partire dalla metà dell’Ottocento.
Nel libro “Missione dell’India in Europa” il marchese d’Alvyedre afferma di aver visitato per “sdoppiamento” la misteriosa regione di Agarthi, di cui Sham bha lah era forse la capitale 35. La “fanta-geografia” si aggiungeva alla “fanta-storia”: il progetto di occidentalizzare la cultura indiana e trasportarla in Europa – che era lo scopo del già citato complotto della Blavatsky – compiva così un altro passo tra uomini di potere in Francia. Come ad esempio Jacolliot, console di Francia a Calcutta.
Jalicot fu un campione del sincretismo religioso, proponendo una propria versione della religione indo-aria nella quale – sulla base di semplici assonanze – Mosè andava identificato con Manu, Gesù con Zeus e via dicendo. Corroborando queste ardite interpretazioni con le apocrife “leggi di Manu”, Jacolliot pretendeva << “di far risalire all’alta Asia le origini della Bibbia e di provare che, poiché l’influenza e i ricordi del luogo di origine continuano ad arrivare attraverso le epoche, Gesù Cristo è giunto a rigenerare il mondo antico”. Infatti l’Antico testamento non era per Jacolliot che un’accozzaglia di superstizioni, gli Ebrei un popolo “avvilito e stupido” e Mosé “uno schiavo fanatico, educato per carità alla corte dei faraoni”. La Bibble das l’Inde conobbe in alcuni anni otto edizioni e almeno un seguace prestigioso nella persona di William Gladstone >> 35, Primo ministro inglese per ben quattro volte tra il 1868 e il 1894.
Notevole è il successivo appunto di Galli, che merita di essere citato: << E’ presumibile che oltre a un “seguace prestigioso” come il primo ministro inglese, Jacolliot ne abbia avuti in Inghilterra altri, meno prestigiosi, ma non poco influenti: gli aderenti ai gruppi rosacrociani e alla Golden Dawn, alla ricerca delle origini della sapienza primordiale >> 36. Ciò conferma nuovamente la nostra tesi secondo le quali tutti questi gruppi esoterici fossero in contatto tra loro, agissero con unità di intenti e avessero contatti ad altissimo livello con il mondo della politica.
Pur non avendo precise prove da esporre, una serie di indizi ci porta a ipotizzare che la Russia sia stata oggetto, al tempo stesso, di repulsione e di avido interesse gli “Illuminati”. La Russia degli zar era una società economicamente arretrata, in gran parte feudale e intrisa di un misticismo religioso di stampo medioevale: quanto di più lontano possibile dallo spettacolo di modernità offerto dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania. Tuttavia va ricordato che le ricchezze del sottosuolo di quell’immenso Paese erano pressoché inesauribili e non potevano non suscitare le brame dell’élite economica che regge i destini del mondo. La continuità storica di un’entità politica sufficientemente forte da respingere gli assalti degli “Illuminati” spiega il malcelato disprezzo che la stampa occidentale ha sempre riservato alle classi dirigenti e al popolo russo: una propaganda che si è rivolta prima contro la Russia feudale dei Romanov, poi contro il totalitarismo comunista e oggi, infine, contro il dittatore Putin e gli oligarchi che lo sostengono. Sarebbe affascinante  analizzare nel dettaglio la storia russa sotto la lente d’ingrandimento della meta-politica o della cripto-politica, ma ciò ci porterebbe fuori tema. Perciò ci limiteremo ad esporre per sommi capi in che modo gli “Illuminati” abbiano rovesciato il potere degli zar lasciando alcuni riferimenti bibliografici al lettore che desiderasse approfondire l’argomento.
I tre pilastri sui quali si fondava l’impero russo erano: la figura sacralizzata dello zar, la Chiesa ortodossa e gli apparati di sicurezza dello Stato. Ognuno di questi target doveva essere aggredito e distrutto con l’impiego degli strumenti più idonei. Il potere assoluto del monarca, in particolare, si prestava ad essere facilmente manipolato attraverso il potere di suggestione che un abile agente di influenza avrebbe potuto esercitare sulle persone fisiche dello zar o della zarina. A proposito delle tendenze esoteriche alla corte di San Pietroburgo Giorgio Galli ci ricorda << l’eredità dei guaritori, dei profeti itineranti, dell’occultismo mistico, presenti nella tradizione russa e dei quali la ben nota figura di Rasputin non è che la punta di un iceberg; a questa eredità si aggiunge il prestigio dell’esoterismo occidentale nell’arco di un secolo, dai primi seguaci russi di  Saint-Martin al viaggio in Russia di Papus e di Monsieur Philippe nel 1901: si verifica un passaggio dal profetismo rivoluzionario alla consulenza per i sovrani >> 37.
Abbiamo già osservato come Galli preferisca chiamare “consulenti” coloro che,  invece, sarebbe più giusto definire “agenti di influenza” anche in considerazione di quelle “missioni segrete” da essi svolte, a cui lo stesso autore accenna in un altro passo del medesimo libro. Vediamo allora quale missione segreta gli “Illuminati” assegnarono a Papus, uno dei personaggi più conosciuti del milieu occultista europeo, e al noto guaritore Nizier Anthelme Philippe:
<< Papus, cioè il dott. Gerard Encausse, faceva parte del consiglio supremo dell’Ordine Cabalista della Rosacroce, di Stanislas de Guaita; e dirigeva la più autorevole rivista occultista francese, << L’initiation >> . Le sue specializzazioni erano il martinismo e la propalazione delle teorie del suo maestro De Saint-Yves d’Alveydre. Quando lo zar e la zarina visitarono la Francia nel 1896, fu lui a inviare loro un saluto a nome degli spiritualisti francesi. Fu questo contatto che portò al suo primo viaggio in Russia nel 1901. Presentato allo zar, si vociferava che avesse installato una Loggia del suo Ordine martinista a San Pietroburgo con lo zar quale presidente. Attraverso Papus la famiglia imperiale fece la conoscenza del suo maestro spirituale Philippe >> che fin da bambino << aveva dimostrato di possedere miracolosi poteri di guarigione […] In Russia lo zar lo nominò presidente di una commissione sanitaria di controllo e costrinse l’Accademia militare di San Pietroburgo a garantirgli lo status di medico militare. Dopo la sua visita nel 1902 la relazione tra la corte e Philippe continuò fino alla morte del guaritore nel 1905 e le lettere dello zar e della zarina testimoniano della venerazione mai sopita per il loro mentore >> 38. Una volta rientrato in Francia Philippe non solo restò in rapporti epistolari con la famiglia reale, ma coltivò l’amicizia con alcuni  gran duchi russi - ai quali fu presentato dal solito Papus – e soprattutto con il conte Mourawieff Amoursky, attaché militare russo a Parigi. A questo punto risulta davvero difficile non pensare a un’attività spionistica svolta da Philippe.
Dobbiamo ora precisare che l’iniziativa portata avanti dal milieu occultista francese in terra russa avveniva dopo la definizione della Duplice alleanza franco-russa, che rimase in vigore fino allo scoppio della Rivoluzione nel 1917. Tale alleanza mirava a conseguire diversi obbiettivi, di cui forse quello più importante – e non a caso il meno esplorato dalla storiografia – fu la salvaguardia dei colossali investimenti della finanza internazionale, soprattutto francese e dei Rothschild in particolare. Fu così che << nel 1914, il 90 per cento delle miniere, quasi il 100 per cento dei pozzi petroliferi, il 40 per cento dell’industria metallurgica, il 50 per cento di quella chimica e perfino il 28 per cento di quella tessile erano di proprietà di stranieri >> perciò la crescita industriale dipendeva eccessivamente da capitali non russi, << che avrebbero potuto o meno (come nel 1899 e nel 1905) far valere i loro interessi. Verso l’inizio del ventesimo secolo, la Russia aveva contratto il più alto debito con l’estero al mondo e, per fare in modo che i finanziamenti continuassero ad arrivare, doveva offrire agli investitori tassi di profitto al di sopra della media. Tuttavia, i pagamenti di interessi all’estero erano sempre più alti della bilancia commerciale << visibile >>: insomma, una situazione precaria >> 39 . Si trattava, perciò, di una speculazione finanziaria di dimensioni formidabili, per la quale venivano altresì concesse garanzie materiali non meno grandi: l’intera economia russa.
Come c’era da aspettarsi, il barone Eduard Alphonse James – che nel 1905 aveva preso in mano le redini degli affari di famiglia – aveva fatto la parte del leone nella spartizione delle spoglie del grande orso russo: << nel Caucaso, le sue società erano ormai leader nell’estrazione e nella distribuzione di petrolio. La sua Bnito gestiva i pozzi di Baku, mentre tramite la Standard Russe Eduard possedeva ben sette campi petroliferi e un’immensa raffineria in Cecenia. Già suo padre e i suoi zii, d’altronde, avevano provveduto a perfezionare un’alleanza con la Royal Dutch e la Shell, chiamata Asiatic Petroleum Company e finalizzata a esercitare il monopolio sul petrolio in tutta la Russia meridionale >> 40. Considerate le dimensioni degli investimenti in gioco, non stupisce la comparsa a San Pietroburgo del controllore: il mago Philippe, l’agente di influenza degli “Illuminati” presso lo zar.
In quel periodo una classe politica compiacente portava avanti un fin troppo ambizioso programma di sviluppo: << la crescita straordinariamente rapida dell’industria era di solito accompagnata da un grande rallentamento – e anche da notevoli inversioni di tendenza – in altri settori, specialmente nell’agricoltura e nel consumo personale; essa tendeva anche ad andare più veloce del progresso sociale […] Poiché ciò che accadeva era che un paese estremamente arretrato stava per essere proiettato nell’era moderna da autorità politiche ossessionate dalla necessità di << acquisire e mantenere lo status di grande potenza europea >> […] La grande spinta verso la modernizzazione era dettata da esigenze militari: ferrovie, siderurgia, armamenti e così via […] >> 41. Tale copione, come vedremo presto, si ripeteva nello stesso periodo anche in Italia poiché personaggi come Cavour e Crispi erano anch’essi asserviti alla finanza sionista. Nel caso russo il grande riarmo era la premessa affinché il Paese potesse affrontare le future guerre contro il Giappone e la Germania, che gli “Illuminati” avevano già studiato a tavolino.
I costi sociali di certi programmi erano però così spaventosi, da potersi spiegare solo come il risultato di politiche tese a soddisfare gli interessi di élite extranazionali, cosmopolite e sovrannazionali qual è appunto la grande finanza ebraica. Infatti << per potersi permettere l’enorme afflusso di manufatti stranieri d’importazione e per pagare gli interessi sull’ingente debito con l’estero, lo stato russo doveva far sì che le esportazioni agricole (specialmente di frumento) aumentassero costantemente, anche nei periodi di grande carestia, come nel 1891; il lento incremento della produzione agricola non significò, in tanti anni, un miglior tenore di vita per i contadini poveri e malnutriti. Allo stesso modo, per finanziare gli investimenti estremamente ingenti dello stato stesso nel progresso industriale e nella difesa, si dovevano raccogliere alti tributi (per lo più indiretti) e comprimere i consumi individuali […] il governo zarista si assicurava i risparmi forzati della sua indifesa popolazione […] Le vaste conseguenze di questa malsana combinazione di arretratezza agricola, progresso industriale e fortissime spese militari sono facili da immaginare […] Nelle città in rapida crescita, gli operai dovevano lottare contro la mancanza di fognature, condizioni sanitarie rischiose, spaventose sistemazioni abitative e alti canoni d’affitto. Vi erano livelli incredibili di alcolismo – un’evasione momentanea dalla cruda realtà. E il tasso di mortalità era il più alto d’Europa. Simili condizioni di vita, la disciplina imposta all’interno delle fabbriche e la mancanza di alcun apprezzabile miglioramento reale del tenore di vita produssero un profondo risentimento nei confronti del sistema e offrirono invece un terreno facile per i populisti, i bolscevichi, gli anarco-sindacalisti, i radicali – insomma, per chiunque (nonostante la censura) sostenesse drastici cambiamenti […] Tutto ciò era insignificante in confronto al problema che aveva terrorizzato tutti i governanti russi da Caterina la Grande all’attuale regime: la << questione contadina >>. In caso di cattivi raccolti e prezzi alti, questi due elementi si combinavano con il profondo risentimento causato dai canoni d’affitto proibitivi e dalle dure condizioni di lavoro nel generare diffusi scoppi di rivolta agraria >> 42.
La Russia diventava così il terreno di un esperimento sociale senza precedenti, sulla quale vegliavano i maghi della Loggia impiantata da Papus alla corte dello zar. Tra questi troviamo inquietanti personaggi come << Vassilij Rozanov, fortemente antisemita, predicatore di una sorta di magia sessuale (morì, forse di inedia, nel 1909, rinnegando l’antisemitismo) >> 43, un dettaglio, quest’ultimo che potrebbe far pensare che egli abbia recitato, per conto della Contro-Chiesa, la parte dell’agente provocatore infiltrandosi nei circoli antisemiti dell’establishment russo. Ancora più interessante è il particolare, riferito da Galli, delle pratiche di Rozanov nel campo della magia sessuale, che proprio in quegli anni Crowley stava introducendo nell’Ordo Templis Orientis. Sicché, pur ammettendo di non avere prove dirette in tal senso, possiamo ipotizzare un contatto tra Rozanov e Contro-Chiesa attraverso Papus e Philippe: ciò spiegherebbe il dato – questo, sì, dimostrabile – di una continuità sul piano iniziatico che si esprimeva nella pratica della magia sessuale.
Altro personaggio assai inquietante era un tale << Shamzaran Badmaev, seguace di Helena Blavatsky, un mongolo buriato consigliere dello zar, che a San Pietroburgo, come esperto di medicina tibetana e orientale in genere, trasformò in una clinica di lusso il negozio di erboristeria del fratello Zaltin, lavorando contemporaneamente al ministero degli Esteri, dove esercitava una notevole influenza durante la guerra russo-giapponese >> 44. In questo sintetico appunto di Giorgio Galli troviamo la prova dell’azione di infiltrazione, spionaggio e sovversione attuata dalla Contro-Chiesa ai danni dello zar Nicola II.
Proprio la guerra russo-giapponese rappresenta un passaggio fondamentale nella nostra ricostruzione del complotto globalista. Il già citato Pietro Ratto ci informa che il principale creditore della Russia, Eduard de Rothschild, aveva iniziato a gestire obbligazioni anche in Giappone 44. Secondo un copione più volte utilizzato, i Rothschild finanziarono entrambe le fazioni in lotta nella guerra russo-giapponese (1904-1905). E se l’esito della lotta fu deciso sui campi di battaglia a favore dei giapponesi, la successiva conclusione della pace dimostrò ancora che il ruolo decisivo della finanza sionista: << resosi conto che gli era impossibile finanziare con le sue sole risorse gli enormi costi della guerra, (il Giappone, N.d.A.) era stato tuttavia in grado di sopravvivere grazie a prestiti effettuati dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Come venne reso noto, il Giappone era vicino alla bancarotta verso la fine del 1905, quando i negoziati di pace con la Russia furono avviati. Questo non era probabilmente noto all’opinione pubblica, che reagì in modo furibondo alle condizioni relativamente favorevoli che la Russia riuscì a spuntare nell’accordo finale >> 45. Parlando dei prestiti effettuati dalla Gran Bretagna, ricordiamo che era Lionel Rothschild a controllare i movimenti finanziari della City Londra. A breve indicheremo anche il nome dei finanziatori americani. Prima però si impone una riflessione: non può essere frutto del caso la tempistica con la quale Papus, il grande manovratore, ricompare sulla scena. E’ il solito Giorgio Galli a informarci che << Papus poté tornare in Russia nel 1904 e nel 1906, mentre nel 1904 il suo Trattato elementare di scienza occulta venne tradotto e pubblicato a San Pietroburgo >> 46. Quindi al momento in cui scoppia la guerra russo-giapponese, nella cui genesi i Rothschild giocano un ruolo decisivo, ritroviamo l’uomo di fiducia degli “Illuminati” in Russia. Probabilmente egli doveva affiancare, nel momento decisivo, quel Badmaev che esercitò un ruolo decisivo nella politica estera russa durante il conflitto. Le coincidenze, a questo punto, cominciano ad essere troppe davvero per parlare di casualità.
Quanto a Philippe la morte lo colse nel 1905 e cioè proprio nel breve lasso di tempo tra la prima e la seconda visita di Papus in Russia: di sicuro egli sapeva troppe cose e forse qualcosa si lasciò sfuggire, se è vero che morì di cause inspiegabili. Così si potrebbero interpretare le parole di commiato indirizzate ai suoi discepoli, pronunciate nel 1903 prima di ritirarsi a vita privata: << Voi non mi vedrete più, me ne vado dove ho da fare. Non mi si vedrà partire. Me ne vado, ma vi lascio il Caporale è così che egli chiamava il suo discepolo più caro, Jean Chapas >> . Forse nel 1903 Philippe temeva per la sua vita? E perché proprio in quel momento egli espresse tale preoccupazione, se è giusta nostra interpretazione? E’ possibile che la sua morte abbia avuto a che fare con i Protocolli dei Savi di Sion pubblicati da Sergei Nilus proprio in quel fatidico 1903? Secondo la tesi espressa da Sergio Romano in “I falsi protocolli”, l’opera di Nilus è un falso documentale prodotto da agenti della polizia segreta zarista a Parigi attingendo in modo maldestro a una serie di pamphlet antisemiti francesi. La nostra ipotesi è che il complotto messo in atto contro il popolo russo avesse raggiunto una tale ampiezza da non poter più essere nascosto: gli “Illuminati” commissionarono allora ai loro agenti un’operazione di disinformazione. Le responsabilità di singoli esponenti della finanza sionista – primo tra tutti Eduard de Rothschild – furono così rovesciati sull’intera razza ebraica agli occhi della corte zarista e dell’opinione pubblica russa. Ma il falso fu compilato così male che sarebbe poi stato agevole risalire alle fonti originali dimostrando l’opera di plagio: ciò fu proprio l’intendimento degli “Illuminati”, il “secondo tempo” del loro piano. Philippe, che frequentava l’attaché militare russo a Parigi era sicuramente nella posizione di interferire, se solo lo avesse voluto, con questi piani. Bisognava dunque farlo tacere. Ripercorrendo le date: nel 1903 Nilus pubblica la prima edizione dei Protocolli in allegato al suo libro Il piccolo nel grande e Philippe si ritira a vita privata confessando ai discepoli che la morte era vicina; nel 1904 scoppia la guerra russo-giapponese e Papus si reca in Russia; nel 1905 Papus rientra in Francia ed ecco che Philippe muore misteriosamente; nello stesso anno si conclude la guerra russo giapponese; nel 1906 Papus ritorna in Russia e scoppia la cosiddetta “Rivoluzione russa”. A proposito della morte di Philippe dobbiamo dire la prima stranezza risiede innanzitutto nel fatto che egli fosse stato appena visitato dal medico, che non aveva riscontrato nulla di anormale: il medico era ancora presente quando Philippe morì. La seconda stranezza è il fatto che il medico in questione fosse il dott. Lalande, che per molti anni aveva seguito le lezioni di magnetismo di Philippe (proprio come Papus). Infine una domanda: chi meglio di un medico poteva avvelenare un paziente a sua insaputa e refertare il caso come decesso naturale?
Sempre parlando di casualità, abbiamo accennato alla seconda visita di Papus in Russia che coincise con << l’epica rivolta del 1906, >> 47 provocata, come noto, dall’azione sovversiva dei gruppi politici più radicali – bolscevichi, socialisti rivoluzionari e anarchici – su una popolazione frustrata dalle dure condizioni di vita, che abbiamo descritto, e dalla perdita di prestigio dello zar e dei suoi ministri a seguito delle sconfitte militari. Ciò che occorre mettere in rilievo è l’azione della polizia politica segreta zarista, la famigerata Ochrana, che ebbe un ruolo decisivo nella preparazione della successiva Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Infatti i movimenti clandestini furono più volte sciolti dalle retate dell’Ochrana e ogni volta, puntualmente, ricostruiti dall’azione dei suoi agenti provocatori. Perché? Perché proprio la minaccia di una rivoluzione accresceva e il potere della polizia segreta all’interno della società e il ruolo del suo direttore all’interno dell’apparato di potere zarista. A sostegno delle nostre tesi citeremo l’esempio di Sergej Zubatov, un rivoluzionario che sarebbe poi stato convinto a collaborare con l’Ochrana. Smascherato dopo anni di servizio come agente provocatore dell’Ochrana, inizia ora una nuova carriera nelle fila stesse dalla polizia segreta divenendone il capo a Mosca dal 1896 al 1902 e poi a San Pietroburgo dal 1902 al 1903. Con l’approvazione del capo della polizia Trepov e del governatore di Mosca elaborò un sofisticato protocollo di guerra psicologica passato alla storia con la definizione di “socialismo di polizia”. Si trattava, in altre parole, di togliere ai circoli rivoluzionari la leadership dei movimenti operai e creare sindacati di Stato controllati direttamente dalla polizia che indirizzassero le rivendicazioni dei lavoratori dal piano politico a quello economico. Non possiamo escludere l’ipotesi che i vertici dell’Ochrana, come i loro colleghi a capo dell’Evidenzbureu, fossero già stati arruolati dagli “Illuminati” per mezzo dei loro agenti. Tali riteniamo fossero, appunto, Papus, Philippe e Badmaev. L’ipotesi di una diretta filiazione del movimento totalitario dalle società segrete è affermato anche da Anna Hardendt, membro di punta del mondo intellettuale israelita newyorkese nel secolo scorso, nel libro Le origini del totalitarismo: un’opera che andrebbe rivisitata, a nostro avviso, in modo critico esplorando le molte zone d’ombra lasciate dall’autrice alla luce di quanto oggi sappiamo di quel potere occulto che fu committente anche della sua opera.
Ad ogni modo, questo doveva essere lo spettacolo che si presentò agli occhi di Papus nelle sue due visite del 1904 e del 1906:
<< Le provincie di Poltyra e Tambov erano per gran parte in uno stato di devastazione: case patronali bruciate, animali mutilati. Nel 1901 vi furono 155 interventi dell’esercito (contro i 36 del 1898) e 322 nel 1903, che impegnarono 255 squadroni di cavalleria e 300 battaglioni di fanteria, alcuni dotati di artiglieria. Il 1902 fu l’apice dell’intera vicenda. Le truppe vennero impiegate 365 volte per schiacciare i contadini. Nel 1903, per ragioni interne, venne raccolta una forza di gran lunga più grande dell’armata del 1812… In sessantotto dei settantacinque distretti delle terre nere centrali c’erano dei << guai >> - cinquantaquattro tenute andarono in rovina. L’area peggiore era Saratov >> 47. La sconfitta nella guerra russo-giapponese fu la goccia che fece traboccare il vaso, provocando una rivolta generalizzata. Essa ebbe origine quando un corteo pacifico di 200.000 operai sfilò per le vie di San Pietroburgo avanzando rivendicazioni politiche e sociali: l’esercito aprì il fuoco e si contarono un migliaio tra morti e feriti. Così le dimostrazioni pacifiche si tramutarono in insurrezioni nelle città e nelle campagne. Furono necessarie vere e proprie operazioni militari per riportare l’ordine e il clima si raffreddò per qualche tempo. Ma nuove rivolte scoppiarono quando nel 1908 il ministro degli Interni Stolypin, principale esecutore delle politiche dettate dagli “Illuminati”, revocò alcune concessioni fatte ai contadini: << le truppe si resero necessarie in 13.507 occasioni nel gennaio 1909, e in 114.108 in (tutto) quell’anno. Fino al 1913, c’erano stati 100.000 arresti per “attacchi all’autorità dello Stato” […] un esercito recalcitrante, che era anche impegnato a domare le insofferenti minoranze etniche (polacchi, finlandesi, georgiani, lettoni, estoni, armeni), che cercavano di mantenere le riluttanti concessioni che avevano ottenuto a scapito della << russificazione >> nel 1905-1906, durante il periodo di debolezza del Regime. Ogni ulteriore sconfitta dell’esercito avrebbe visto quei gruppi tentare ancora una volta di sfuggire al dominio moscovita >> 48.
Abbiamo tentato di stabilire una corrispondenza tra l’esplosiva situazione sociale in Russia e le politiche economiche e repressive attuate dalla classe dirigente di quel Paese, mettendo inoltre in evidenza le responsabilità della finanza sionista nel determinare quello stato di cose e osservando l’attività della Contro-Chiesa nella corte dello zar. A questo punto Pietro Ratto nota un fatto nuovo: << quando poi scoppiarono i primi fermenti rivoluzionari, a partire dal 1905, Eduard (Rothschild) cominciò seriamente a pensare che fosse necessario defilarsi da quelle zone. Nel 1909 lui e i suoi famigliari vendettero l’80% della Bnito all’olandese Royal Dutch, abbandonando gli impianti di Baku, per altro ormai inattivi a causa della loro obsolescenza. Non pochi studiosi, a questo riguardo, notano che i Rothschild avessero previsto la caduta dello zar e si fossero allontanati in tempo da un impero che aveva le ore contate. Ultimamente, però, qualcuno ha cominciato a parlare non tanto di << previsione >> quanto di vera e propria manipolazione finanziaria in questa direzione. Nicola II, infatti, era stato finanziato (e forse anche spinto) dai nostri banchieri a ebrei a intraprendere una guerra disastrosa contro il Giappone (che a sua volta aveva ricevuto un credito dalla Kuhn & Loeb, istituto finanziario americano molto potente finanziato dai due banchieri ebrei, Abrahman Kuhn e Solomon Loeb, e, a quei tempi, diretto da Jakob Schiff). Per non parlare poi del fatto che alla fine i Rothschild si traessero d’impaccio guadagnandoci ancora >> 49 attraverso la cessione della Bnito e della Standard Russe in cambio di azioni della Shell e della Royal Dutch, prima di essere espropriate da parte del regime bolscevico.
Possiamo immaginare l’evolversi del pensieri del barone Rothschild seguendo la cronologia dei fatti: il 26 dicembre 1904 gli operai di Baku paralizzarono gli impianti di Rothschild e Nobel a Baku con uno sciopero, che le autorità si rifiutarono di stroncare con gli ormai collaudati metodi militari; il 2 gennaio Port Artur cadeva nelle mani del Giappone, finanziato dalla City di Londra controllata dal ramo inglese dei Rothschild e da Wall Street per mezzo della Kuhn & Loeb; l’11 gennaio 1905 quando le autorità russe accettarono le richieste economiche (ma non quelle politiche) dei lavoratori, scaricando così sulle tasche dei Rothschild il costo del fallimento dell’autocrazia russa nel rispondere alle richieste della popolazione. Col fallimento della Rivoluzione russa del 1905 si registrarono oltre seicento pogrom antisemiti, che furono poi usati strumentalmente dalla propaganda di governo come valvola di sfogo per la frustrazione derivata dalle dure condizioni di vita di cui si è detto. A causa di questi fatti – o forse prendendoli a pretesto – Eduard Rothschild, che era un devoto praticante dell’ebraismo e un sostenitore della causa del sionismo politico, rifiutò in diverse occasioni di fare prestiti allo zar 51.
Tutto ciò serve a meglio delineare il quadro che andiamo ricostruendo, ma ancora non basta: l’autocrazia zarista non era ben accetta al mondo dell’alta finanza internazionale del XX secolo. La libera circolazione dei capitali, delle idee e delle persone non poteva essere garantito da una monarchia teocratica che poggiava sulle baionette dei soldati: occorreva un autentico governo borghese fautore del liberalismo economico e del liberismo politico, come in Occidente. Il dispotismo asiatico era un rischio che valeva la pena accettare in nome di una speculazione a breve termine, non per investimenti di lungo periodo. L’ostinazione con la quale lo zar Nicola II si oppose a qualunque riforma fu una delle ragioni che convinsero gli “Illuminati” a farla finita una volta per tutte e ad appoggiare l’esperimento rivoluzionario di Lenin e Trotsky. Il quale fu interamente finanziato dalle grandi famiglie dei banchieri israeliti americani con la già citata banca Kuhn & Leeb in prima fila. Il fatto è già stato ricostruito con ampiezza di dettagli dal professor Antony Sutton 52 al quale rimandiamo per uno studio più dettagliato. Rimandiamo invece al già citato libro di Giorgio Galli “La magia e il potere” per un rapido excursus dell’influenza della cultura magico-alchemica sull’ “anarchismo mistico” e sulla dottrina del “cosmismo” nel mondo comunista: quest’ultimo era forse il mondo con il quale Aleyster Crowley – l’agente << 666 >> del Secret Intellligence Service – tentava di venire in contatto quando negli anni Trenta tentò di stabilire un contatto con Stalin 53?
Più avanti racconteremo quali risultati speravano di cogliere gli “Illuminati” che finanziarono il colpo di stato di Lenin nel 1917. Per ora chiediamo un po’ pazienza ai nostri lettori.


Note
1.    Cfr. B. Bisogni, L’esperienza teosofica e massonica di Giovanni Amendola, in “Rivista massonica”, novembre 1977, citato in G. Vannoni, Massoneria fascismo e chiesa cattolica, Laterza, 1979, pp. 158 nota 171.
2.    E. Perrucchetta, G. Marletta, Governo globale. La storia segreta del nuovo ordine mondiale, Arianna Editrice, Cesena, 2013, p. 73.
3.    G. Galli, La magia e il potere. L’esoterismo nella politica occidentale, Lindau, 2012, p. 118
4.    Epiphanius, Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della Storia, Fondazione Testimonium, pp. 158 e sg.
5.    E. Perrucchetta, G. Marletta, op. cit. , p. 74.
6.    G. Vannoni, Massoneria fascismo e Chiesa cattolica, Laterza, 1979, pp. 123 e sg.
7.    G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
8.    G. Vannoni, op. cit., pp. 123 e sg.
9.    G. Galli, La magia e il potere. L’esoterismo nella politica occidentale, Lindau, 2012, p. 118
10.  G. Vannoni, op. cit. 123 e sg.
11.  E. Perrucchetta, G. Marletta, op. cit. , p. 73.
12.  Ivi.
13.  Ivi.
14.  Epiphanius, op. cit. , pp. 158 e sg.
15.  G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
16.  E. Cernuschi, Battaglie sconosciute. Storia riveduta e corretta della Regia Marina durante la Grande Guerra, In edibus 2014, p. 146
17.  Ibidem, p. 146-147.
18.  Ibidem, p. 147.
19.  Ibidem, p. 147-148.
20.  Ibidem, p. 149.
21.  Ibidem, p. 150.
22.  Ivi.
23.  Ibidem, p. 151.
24.  Ivi.
25.  Epiphanius, op. cit.
26.  G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
27.  E. Cernuschi, op. cit. , p. 151
28.  G. Galli, Crowley e la politica in P. Zoccatelli (a cura di), Aleister Crowley. Un mago a Cefalù, Edizioni mediterranee 2005, p. 86
29.  Ivi.
30.  E. Cernuschi, op. cit. , p. 152
31.  Ivi.
32.  Carlo I d’Austria e Ungheria sarà beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004.
33.  G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
34.  Ivi.
35.  Ivi.
36.  Ivi.
37.  Giorgio Galli, La magia e il potere, Lindau, 2012, p. 190
38.  Ibidem, p. 191.
39.  P. Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti, Milano, 1994, pp. 333-334.
40.  P. Ratto, I Rotschild e gli altri, Arianna editrice, 2015, p. 34.
41.  P. Kennedy, op. cit, pp. 336.
42.  Ibidem, pp. 336-337.
43.  G. Galli, La magia e il potere, Lindau, 2012, p. 191
44.  Ibidem, pp. 191-192
45.  P. Kennedy, op. cit. , p. 300.
46.  G. Galli, La magia e il potere, Lindau, p. 191.
47.  P. Kennedy, op. cit. , p. 337.
48.  Ivi.
49.  Ibidem, pp. 337-338.
50.  P. Ratto, op. cit. , p. 34
51.  Ivi.
52.  Cfr. A. Sutton, Wall Street and the Bolshevik revolution consultabile in formato digitale all’URL http://reformed-theology.org/html/books/bolshevik_revolution/

53.  Cfr. M. Pasi, Crowley. Un mago a Cefalù.


L'ARTICOLO CHE AVETE LETTO PROVIENE DAL SAGGIO MUSSOLINI E GLI "ILLUMINATI" DI ENRICO MONTERMINI.
L'OPERA E' DEPOSITATA PRESSO LA SIAE ED E' TUTELATA DALLE NORME A DIFESA DEL DIRITTO D'AUTORE.

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