Il complotto prende forma.
Nel
milieu occultista di fine Ottocento merita un posto di rilievo la russa Elena
Petrovna Blavatsky (1803-1891), che fu probabilmente la più famosa medium
dell’epoca moderna. Fu iniziata nella massoneria del rito di Memphis-Misraim,
di cui divenne presto un’altissima dignitaria. In una data imprecisata
ricevette il grado di “principesse couronnèe” dal Venerabile Maestro Giuseppe Garibaldi
in persona 1. A Londra Mazzini le apre le porte dell’associazione
carbonara Jeune Europe (Giovane Europa) 2 . Secondo René Guènon
partecipò alle spedizioni di Garibaldi e fu gravemente ferita in combattimento
a Mentana 3 .
Si
tratta insomma di una rivoluzionaria di primo livello con la passione per i
segreti e l’esoterismo, dotata inoltre di quelle particolari doti
extrasensoriali che le avrebbero automaticamente garantito autorevolezza
all’interno del mondo alchemico della magia e della massoneria. La Blavatsky
era quindi il soggetto ideale per compiere quelle << missioni segrete
>> di cui spesso il mondo della politica incarica i personaggi
provenienti dal milieu occultista, come abbiamo accennato in precedenza a
proposito di John Dee.
Forse
per queste ragioni ella fu notata da Bulwer-Lytton, “imperator” della Societas
Rosacrucis In Anglia, e ne divenne allieva 4 : un particolare degno
di nota, poiché proprio i rosacrociani inglesi stavano organizzando la
Contro-Chiesa di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo. A riprova di
quanto diciamo citiamo la testimonianza del grande iniziato Guènon: << si può legittimamente concludere
che M.me Blavatsky fu soprattutto, nel bel mezzo delle circostanze, un
“oggetto” o uno strumento nelle mani di individui o di gruppi occulti che si
facevano scudo della sua personalità, allo stesso modo di altri che a loro
volta furono strumenti nelle sue mani >> 5 .
Forse
adempiendo a un ordine della S.R.I.A. la Blavatsky si trasferisce negli Stati
Uniti e nel 1875 assieme al colonnello Olcott, anch’egli massone, fonda a New
York la Società Teosofica, che ottiene subito un grande seguito tutto il mondo.
Secondo
Gianni Vannoni, noto studioso di esoterismo e massoneria, la Società Teosofica è
<< è forse la più nota tra le
società di tipo illuministico, ed anche, in un certo senso, la meno
“esoterica”, la più estroflessa e divulgatoria, la più impegnata a costruirsi
un seguito di massa, benchè non manchi di dividersi in due branche, di cui la
seconda, detta << sezione esoterica >> compete solamente a pochi
“iniziati”, l’identità dei quali rimane celata agli altri teosofisti >>
6 . Partendo da questo fugace accenno alla “Sezione esoterica”,
possiamo ipotizzare che Vannoni si riferisca ai maghi della Stella Matutina,
indicati da Epiphanius come il punto di contatto tra la Golden Dawn e la
Società Teosofica. Nel linguaggio dell’intelligence costoro sarebbero chiamati
“agenti di collegamento”. Osserviamo inoltre che la struttura per centri
concentrici è tipica non solo delle società occulte – l’abbiamo già visto a
proposito della Golden Down e dell’Ordo Templis Orientis – ma anche delle reti
dei servizi segreti. In quest’ultimo caso l’anello esterno diviene la faccia
rispettabile dell’organizzazione, detta in gergo “copertura” e nasconde invece
un secondo livello i cui fini devono essere celati all’opinione pubblica e agli
apparati di Sicurezza dello Stato ospitante.
La
Blavatsky ottiene subito una certa fama nel mondo esoterico anglosassone, al
punto che – come abbiamo visto nel capitolo precedente – solo pochi anni dopo
aver fondato la Società Teosofica ella già gode dell’autorevolezza necessaria
per lanciare un pubblico appello all’aristocrazia inglese affinché si
costituisca come una casta sacerdotale votata al dominio dei popoli della
Terra. L’appello, come abbiamo visto, fu raccolto proprio dai vertici della
Societas Rosae Crucis in Anglia, che foderanno la famigerata Golden Down:
l’intera vicenda, dunque, si apre e si chiude con la figura inquietante di Bulwer-Lytton.
Scrive
Giorgio Galli: << L’aspetto
essenziale della predicazione di madame Blavatskij è la pretesa rivelazione di
una “dottrina segreta”, di una sorta di controstoria dell’umanità che comporta
la trasmissione di messaggi e di qualità particolari a una cerchia di iniziati
da parte di grandi maestri del passato […] La tesi di fondo è che l’universo è
permeato da un etere psichico definito Akasa […] che registra gli eventi, per
cui quelli del passato possono essere letti da persone con doti particolari,
potenziate dal contatto con quelli che vengono chiamati istruttori occulti
>> 7 .
Gianni
Vannoni spiega che << questi
misteriosi personaggi – esseri umani perfetti e deificati, la cui dimora viene
indicata nel Tibet – avrebbero ordinato a Madame Blavatsky di creare la Società
teosofica >> 8 e le avrebbero consegnato una presunta
rivelazione.
La
“verità” rivelata dalla Blavatsky sarebbe l’origine della razza umana a partire
da una serie di esperimenti compiuti da esseri extraterrestri. Essi crearono
prima una razza invisibile, poi una seconda razza nel Nord dell’Asia, infine
una terza razza in un continente perduto nell’Oceano Indiano chiamato
“Lemuria”. Gli abitanti della mitica Atlantide sarebbero la quarta razza creata
dagli alieni e che precedette quella attuale. La Blavatsky affermava anche che
Atlantide sarebbe stata distrutta dall’epico scontro tra i suoi maghi malvagi e
i saggi maghi di una misteriosa città chiamata Sham bha lah 9. Si
possono notare, a nostro avviso, non solo il carattere gnostico di questo mito,
in quanto esplicativo dell’idea di una lotta manichea tra il Bene e il Male, ma
anche un criptico avviso a discriminare tra la magia buona e la magia cattiva –
“iniziazione” e “contro-iniziazione” direbbe Guènon – ovvero tra maghi e sette
“allineate” alla Contro-Chiesa o in competizione con essa.
Il
legame dottrinario tra massoneria e teosofia, secondo Gianni Vannini, si
potrebbe così definire: <<
sfrondata di tutte le sue fantasiose e abbondanti appendici, la credenza
teosofistica consiste in una variante dello gnosticisimo: per mezzo dello
studio e delle necessarie pratiche l’uomo ha da scoprire di essere il vero Dio […]
Altri motivi gnostici presenti nella produzione della Blavatsky, sono
chiaramente quelli della Creazione e del Demiurgo >> 10 .
Aggiungiamo inoltre che la Blavatsky firmava le istruzioni segrete per i
discepoli della setta con i tre puntini massonici.
Dopo
aver pubblicato nel 1877 i primi due volumi di “Iside svelata”, che conobbero
subito una vasta fortuna, la Blavatsky ricevette probabilmente una nuova
missione segreta da Buwler-Lytton:
<< questa funzione “strumentale” della Blavatsky, all’interno di
complesse vicende dai risvolti non sempre chiari, sembra evidenziarsi
soprattutto a partire dai suoi primi viaggi in India (1878), che all’epoca dei
fatti era ancora il fiore all’occhiello dell’Impero britannico. In India, la
funzione della Società teosofica sarà non solo quella di elaborare una sorta di
neo-orientalismo esportabile in Occidente, ma anche, quella di occidentalizzare
l’Induismo. Lo storico indiano R. Mukerjee inserisce la Società teosofica tra
le quattro organizzazioni che maggiormente hanno lavorato per trasformare la
tradizione indù in una forma più in sintonia con la mentalità occidentale,
elaborando una sorta di “protestantesimo indù”. Non a caso uno dei più stretti
collaboratori della Società teosofica in India, Dayananda Sarswati, sarà noto
nella sua Terra con il soprannome di Lutero indiano. Un’operazione culturale,
questa, che sembra avere goduto dell’aiuto diretto dello stesso governo
britannico, allora padrone del subcontinente e interessato alla creazione di
una “forma di spiritualità” che potesse essere condivisa dagli occupanti e dai
colonizzati >> 11 . Pare tra l’altro che il governo
inglese non fosse l’unico ad avere interesse a sostenere la missione
“spirituale” della Blavatsky in India: il colonnello Olcott seguì la medium
russa anche in quella avventura, ponendosi a capo di una missione commerciale
americana.
Dopo
aver fatto ritorno a Londra – tradizionale ponte tra il mondo esoterico tedesco
e quello inglese, come annota Giorgio Galli – la medium russa completava
l’esposizione della sua dottrina nel libro “La dottrina segreta” (1888). Difficile
credere che il committente dell’opera non fosse, di nuovo, quel barone
Bowler-Lytton che fu politico, massone, “Imperator” della S.R.I.A. e
co-fondatore della Golden Dawn anche se mancano documenti storici per
affermarlo in modo inequivocabile. Infatti fin dalla fondazione della Società
Teosofica la Blavatsky ebbe una missione da compiere, questa volta relativa
alla cultura occidentale: la distruzione del cristianesimo. E’ lei stessa ad
ammetterlo con queste parole: << il
nostro scopo non è di restaurare l’Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo
dalla faccia della Terra >> 12 . Anche Anne Beasant, che
le successe alla guida della Società Teosofica, ribadì la missione originaria
della setta: << Innanzitutto
combattere Roma e i suoi preti, lottare ovunque contro il Cristianesimo e
scacciare Dio dai Cieli! >> 13 .
Dopo
la morte della Blavatsky a Londra, nel 1891, la sua opera sarebbe stata riprese
da un altro seguace di Bulwer-Lytton: il
poeta Scott Eliot, che abbiamo già nominato tra i seguaci della Golden Down 14
. Nei due libri “La perduta Lemuria” (1894) e “La storia di Atlantide”
(1895) Eliot, riprendendo il mito atlantideo della Blavatsky, sottolineava che
la distorsione a fini malvagi della magia operato dai maghi avrebbe spezzato il
legame con gli “istruttori occulti” e rotto l’equilibrio naturale: i forti
sconvolgimenti che ne sarebbero derivati avrebbero distrutto Atlantide. Fortunatamente
gli “istruttori occulti”, chiamati da Eliot, “iniziati”, si sarebbero
trasferiti in Egitto poco prima del cataclisma 15 .
Lasciamo
per un attimo Londra e diamo uno sguardo alla Vienna del 1867. Secondo il
critico militare navale Enrico Cernuschi proprio in quel periodo gli inglesi
iniziarono a reclutare informatori e collaborazionisti tra i vertici dei servizi
segreti, della diplomazia e dell’establischment austriaco. I traditori di
Francesco Giuseppe provenivano proprio da quello che avrebbe dovuto essere lo
“zoccolo duro” dell’Impero e cioè la vecchia classe dirigente di lingua
tedesca, che in seguito alla nascita della Duplice monarchia si sentiva
minacciata dalla perdita di potere, di ricchezza e di opportunità a favore dei
più dinamici ungheresi 16. Per raggiungere il loro compito gli
“Illuminati” non esitarono a fare appello a confusi ideali di comunanze
razziali e ideali paganeggianti che, come abbiamo visto, venivano formulati
proprio dai circoli esoterici inglesi che attraverso la famiglia reale e
l’aristocrazia condizionavano la politica britannica.
Secondo
Cernuschi lo scopo, almeno inizialmente, fu soprattutto speculativo e cioè
aggiogare la Borsa di Vienna agli intessi della City di Londra. Ma dopo il
crack del 1873 l’opera di plagio fu intensificata per rastrellare anche gli
ultimi spiccioli disponibili sulla piazza. <<
Si trattò, in buona sostanza, di un’opera di infiltrazione d’alto livello
alimentata con regolarità di generazione in generazione e messa in piedi
ricorrendo alla collaborazione di intellettuali di prom’ordine come Robert
Wentworth Lytton, Arthur Machen, Wynn Westcott e il poeta (e Premio Nobel)
William Buttler Yeats >> 17. Se raffrontiamo i nomi
rintracciati dallo storico navale Cernuschi con l’elenco dei membri più
influenti della Golden Down, fornito da Epiphanius e riportato nel capitolo
precedente – è impossibile trattenere un moto di stupore di fronte alla vastità
della cospirazione in atto. Troviamo qui una esplicita conferma all’ipotesi che
la Golden Down – al pari, a nostro avviso, di altre società occulte già
nominate: la Società Teosofica e l’Ordo Templis Orientis – sia nata come uno
strumento spionaggio e sovversione al servizio degli “Illuminati”. Troviamo
anche conferma che l’obbiettivo di immediato del complotto era di natura
finanziaria e inquadrabile quindi nel processo che avrebbe dovuto condurre all’unità
economica d’Europa. Notiamo anche che le decisioni di ordine economico e
giuridico trovano qui l’avallo dell’Autorità spirituale. Tutto ciò ci dimostra
la sostanziale corrispondenza delle teorie di Saint Yves d’Alveydre con la
cospirazione degli “Illuminati” così come, attraverso l’analisi dei fatti
storici, ci sforziamo di documentare.
Secondo
Cernuschi gli occultisti inglesi influenzarono profondamente alcuni tra i più
inquieti pensatori austriaci tra cui Guido Von List, Adolf Lanz – alias Lanz
von Liebensfiels – e Rudolf Steiner: <<
creatori tutti di gruppuscoli di adepti dell’esoterismo puntualmente
confermatisi (come sempre accade con i fanatici di qualsiasi specie) terreno di
cultura ideale per i vari Servizi >> 18.
Attraverso
lo zelante lavoro degli iniziati austriaci l’Evidenzbureau – il servizio
segreto dell’Impero Austro-Ungarico – era diventato uno Stato nello Stato che
filtrava e distorceva vitali informazioni alla corte imperiale: da ciò, derivò,
innanzitutto, il clamoroso errore di valutazione riguardo all’atteggiamento del
Governo inglese all’indomani dell’attentato di Sarajevo. Pure la diplomazia
asburgica, nell’occasione, prese una cantonata altrettanto clamorosa. La qual
cosa non deve sorprenderci dal momento che, anch’essa, era stata infiltrata e veniva
manovrata dagli “Illuminati”. In buona sostanza, questi ultimi lasciarono
intendere che il governo di Sua Maestà britannica non si sarebbe mosso
lasciando mano libera all’Impero Austro Ungarico nel suo redde rationem contro
la Serbia. Sappiamo invece che quella mossa incauta provocò un effetto domino
che diede avvio a un conflitto mondiale che a Vienna non era stato né voluto né
previsto, ma che rispondeva invece alla ferrea logica del pensiero mondialista
che vedeva nell’Impero e nella Chiesa i nemici mortali nell’auspicato Nuovo
Ordine Mondiale. La prima guerra mondiale fu – tra le altre cose – l’occasione
per gli “Illuminati” di distruggere l’Impero Austro Ungarico e dare alla Chiesa
un duro colpo, dal quale non si sarebbe ripresa mai più.
Durante
quella guerra il livello di manipolazione e condizionamento operato dai servizi
segreti britannici sull’Evidenzbureau attraverso la S.R.I.A. e la Golden Down toccò
vette inimmaginabili. Per essere più precisi tutti quei centri di potere che i
servizi segreti austro-ungarici ritenevano essere docili strumenti nelle
proprie mani infine gli si rivoltarono tutti contro: gli Ebrei negli Stati
Uniti, in Palestina e nel resto del mondo, gli anarchici italiani e francesi, i
bolscevichi russi, i futuri leader della Cecoslovacchia indipendente 19.
Ora
da Vienna ci spostiamo a Berlino. Scrive il solito Cernuschi: << ferma restando la primogenitura e
la preminenza austriaca in termini di gruppuscoli neopagani, anche gli ancor
più provinciali tedeschi si lasciarono irretire di buon grado dai pensatori
britannici di fine Ottocento e del periodo edoardiano. Dato il ben maggiore
pericolo di guerra con Berlino rispetto a Vienna (vista, a sua volta, da Londra
alla stregua di un oggetto e non certo di un soggetto della scena europea e
mondiale), i Servizi inglesi ricorsero a sistemi piuttosto espliciti per
ammaliare e controllare gli incauti elementi dell’establishment germanico che
si erano lasciati tentare >> 20.
Nel
1861, agendo inizialmente sotto la copertura di una missione protestante
anglo-tedesca con fini caritatevoli, Cristoph Hoffman fondò in Palestina una
società segreta chiamata Tempelgessellschaft. Suo fratello, il pastore luterano
Wihelm Hoffman, era predicatore di corte a Berlino: ciò garantì ai novelli
templari, che contavano qualche migliaio di coloni inglesi e tedeschi, il
favore dei primi sovrani della Germania imperiale 21.
Nel
1878 la setta fu espulsa dalla Chiesa anglicana per le sue posizioni “wolkish”
antisemite ed ecologiche ispirate da pensatori inglesi come Houstin Stewart
Chamberlein, William Scott-Eliot, Charles Webster Leadbetter e James George
Frezer 22.
Rimasto
affascinato da quanto visto con i suoi occhi durante la visita di stato in
Palestina del 1898, l’imperatore tedesco Guglielmo II offrì la sua benedizione
e protezione ai coloni tedeschi. Suo zio Federico, duca di Baden, creò un
apposito ufficio: a dirigerlo fu posto il colonello Joseph Freiheer von
Ellrichshausen, che era amico personale del Kaiser. Per effetto di questi
provvedimenti tra il 1902 e il 1907 furono fondate ben tre colonie in Terra
santa. I loro abitanti erano tedeschi e statunitensi, tutti accumunati dalle
nuove tendenze nordiche e neopagane 23.
Secondo
Cernuschi << è proprio a partire
dal 1903 l’Intelligence britannica pensò di coltivare anche questa nuova,
promettente pianticella di esaltati, legati sia alla corte sia allo Stato
Maggiore e al parlamento germanici, dato l’ormai preoccupante corso che stavano
prendendo le relazioni anglo-tedesche >> 24 . Per
agganciare costoro i circoli occulti di Londra si servirono degli adepti che
avevano già reclutato a Vienna: <<
La svastica, adottata nel 1907 come doppio simbolo antislavo e antiebraico da
Adolf Lanz per i propri fedeli, fu così fatta propria, l’anno successivo, anche
in Germania dalla Deutsche Regionsgeimenschaft, ovvero dall’associazione
patrona delle nuove colonie volkish sorte in Palestina >> continua
Cernuschi 25.
L’azione
di spionaggio e sovversione della Contro-Chiesa, manovrata come quinta colonna
dagli “Illuminati” della City di Londra si estendeva fino ai coloni tedeschi
emigrati negli Stati Uniti. Incaricato dell’operazione era niente meno che
Aleister Crowley, il più famoso satanista del XX secolo. Iniziato a Parigi da
McGregor Matters, co-fondatore della famigerata Golden Dawn 26,
Crowley nel 1910 aveva aderito anche all’Ordo Templis Orientis, l’organizzazione
di Lanz 27. A capo dell’O.T.O. vi era Theodor Reus, che vi aveva
introdotto certe pratiche di magia sessuale, e che era a sua volta << un agente dei servizi di spionaggio
del Kaiser >> secondo la testimonianza del noto studioso di
esoterismo Pierluigi Zoccatelli 28. Malgrado Crowley durante la
Prima guerra mondiale facesse propaganda filo-tedesca negli Stati Uniti tra
anche gli oriundi irlandesi, << sorprendentemente,
questo suo atteggiamento non ebbe conseguenze al momento del suo rientro in
patria dopo la fine delle ostilità >> 29. Ciò parrebbe
avvalorare la tesi secondo la quale Crowley avrebbe si sarebbe stato un
infiltrato del Secret Intelligence Service. Ne il già citato Enrico Cernuschi: << Nell’ottobre 1914 Crowley si
trasferì quindi negli Stati Uniti, dove mantenne fino alla fine del 1917,
sempre per conto dei Servizi del proprio Paese, buoni rapporti e utili contatti
con gli ambienti austriaci e tedeschi residenti laggiù >> 30.
Conferme a queste tesi le troviamo anche in Giorgio Galli e in Pieluigi
Zoccatelli.
Ritorniamo
ora in Germania. Nel 1912 la Deutsche Religionsgemeinchaft, che già aveva preso
sotto la propria protezione i coloni tedeschi in Terra santa, si estese a tutto
il mondo di lingua tedesca prendendo il nuovo nome di Germanische-Deutsche
Religiongemeinschaft: << la nuova
associazione, forte dei propri buoni contatti con la corte berlinese e con i
Servizi austro-ungarici, confermò, fin dall’inizio della nuova guerra europea
del 1914, la propria natura di principale canale di comunicazione (e di infiltrazione)
britannico con Vienna e con Berlino, soprattutto dopo aver allontanato, per
l’inizio del 1915, con l’accusa di eresia del vero culto di Odino, tutti gli
utili idioti e gli illusi che avevano creduto, in buona fede, ai propri confusi
ideali, rimpiazzandoli con elementi dal passato spesso burrascoso, ma dalla
lealtà a prova di bomba in quanto mossi dall’unica molla, ossia il denaro, che
rappresenta l’anima di certe congregazioni >> 31.
Gli
inganni e i raggiri concepiti a Londra, che abbiamo testé esposti, portarono la
corte di Vienna a compiere una serie di tragici errori di valutazione che
l’illustre storico militare navale italiano così elenca:
-
durante entrambe le crisi balcaniche la corte di Vienna ritenne che la Serbia
fosse militarmente inconsistente e che sarebbe bastata una semplice esibizione
di forza per assumere il controllo di quel Paese;
-
la Gran Bretagna, essendo amica, non sarebbe intervenuta nella crisi; e infine
-
l’alleata Germania avrebbe trattenuto la Russia e la Francia, che non sarebbero
intervenute.
Anche
la corte di Berlino era assolutamente certa che gli amici inglesi non sarebbero
scesi in campo. Ma poiché a Parigi, Belgrado e Mosca i diplomatici inglesi
lasciarono intendere il contrario, l’escalation del 1914 approdò a una serie di
dichiarazioni di guerra incrociate che portò gli la Germania e
l’Austria-Ungheria in guerra con la Francia e la Russia, lasciando al governo
britannico l’ultima mano di quella partita: la scelta sul se, il quando, il
come entrare in guerra e, eventualmente, al fianco di chi. La decisione di
Londra – che all’epoca controllava ¼ di tutte le terre emerse e che con la sua
flotta dominava le rotte commerciali transoceaniche – fece sì che il mondo
intero si coalizzasse contro Berlino e Vienna.
Durante
quel conflitto gli “Illuminati” si servirono più volte delle società esoteriche
tedesche come canali segreti di comunicazione all’interno di un piano
sofisticato volto a dividere la coalizione nemica: ora essi proponevano – a
nome dei governi inglese e francese – una pace separata a Carlo, il giovane
imperatore austro-ungherese, ora al kaiser Guglielmo. Nel caso di una pace
separata da parte di Vienna, la Germania imperiale avrebbe sicuramente punito
il tradimento austro-ungarico: ne sarebbe conseguito un drammatico
rovesciamento delle alleanze. Nel caso invece di una pace sperata da parte di
Berlino, la Germania avrebbe incorporato l’Austria col beneplacito degli
Alleati dell’Intesa e l’Impero asburgico avrebbe cessato di esistere. In
entrambi i casi Carlo – così ostinatamente cattolico e conservatore 32
in un mondo già dominato dal pensiero globalista e dagli interessi finanziari
ebraici e protestanti – avrebbe saldato il conto di quel “misunderstood”.
Spostiamoci
ora in Francia, dove la cultura esoterica diffusa dagli “Illuminati” approda
con Schurè, il già citato Saint Yves d’Alveydre e Jacolliot. Essa si innesta su
un terreno reso fertile dalla felice semina di Alan Kardec, Elphias Levi e
Blanqui.
A
contatto con i circoli pangermanisti wagneriani, Schuré esaltava il suo maestro
Fabre d’Olivet come il primo dei grandi occultisti del XIX Secolo. Di lui
scrive Giorgio Galli: << Dapprima
membro dei club dei giacobini, studioso di ipnotismo e della lingua ebraica, si
afferma, nei primi tre decenni dell’Ottocento, fondatore di una scienza che
definisce “psicurgia”, volta a utilizzare appieno l’energia mentale, usando la
quale si possono cogliere verità del passato simili alle citate “registrazioni
akadiche”. Egli elabora così una straordinaria epopea, volta a dimostrare la
prevalenza dei celti su tutti gli altri popoli e il valore esemplare
dell’impero teocratico del druido Ram seimila anni prima di Cristo. Ram diviene
Rama in India, Osiride in Egitto, Dionisio in Grecia >> 33 .
Le assonanze con la dottrina della Blavatsky sono evidenti.
Se
Schuré esalta il principio teocratico colorandolo di elementi esoterici, è il
più volte citato Saint-Yves d’Alveydre a teorizzare l’unione del potere
temporale e spirituale in un governo sinarchico dove è l’elemento sacerdotale a
rivendicare il bastone del comando. Sull’argomento rimandiamo a quanto abbiamo
già scritto e concentriamoci invece su un altro aspetto: dove e come si
formarono queste idee in Saint Yves? E chi gli ha ordinato di propagandarle?
Per rispondere volgiamo lo sguardo sulla sua biografia.
Parlando
del << continuatore di Fabre,
Saint-Yves >> , Giorgio Galli rileva che << egli vive in Inghilterra […] negli anni nei quali sorgono le
già citate associazioni “occulte”. E’ probabile un suo contatto con quegli
ambienti e col loro interesse per la politica >> 34. Anche
questa è una prova di una comune
origine, rintracciabile nella Londra rosacruciana di Bulwer-Lytton e McGreggor
Metters, dell’esperienza sapienziale gnostica e cabalista con la quale la
Contro-Chiesa – in base a un disegno ben preciso – blandì e sedusse gli uomini
di potere di tutta Europa a partire dalla metà dell’Ottocento.
Nel
libro “Missione dell’India in Europa” il marchese d’Alvyedre afferma di aver
visitato per “sdoppiamento” la misteriosa regione di Agarthi, di cui Sham bha
lah era forse la capitale 35. La “fanta-geografia” si aggiungeva
alla “fanta-storia”: il progetto di occidentalizzare la cultura indiana e
trasportarla in Europa – che era lo scopo del già citato complotto della
Blavatsky – compiva così un altro passo tra uomini di potere in Francia. Come
ad esempio Jacolliot, console di Francia a Calcutta.
Jalicot
fu un campione del sincretismo religioso, proponendo una propria versione della
religione indo-aria nella quale – sulla base di semplici assonanze – Mosè
andava identificato con Manu, Gesù con Zeus e via dicendo. Corroborando queste
ardite interpretazioni con le apocrife “leggi di Manu”, Jacolliot pretendeva << “di far risalire all’alta Asia le
origini della Bibbia e di provare che, poiché l’influenza e i ricordi del luogo
di origine continuano ad arrivare attraverso le epoche, Gesù Cristo è giunto a
rigenerare il mondo antico”. Infatti l’Antico testamento non era per Jacolliot
che un’accozzaglia di superstizioni, gli Ebrei un popolo “avvilito e stupido” e
Mosé “uno schiavo fanatico, educato per carità alla corte dei faraoni”. La
Bibble das l’Inde conobbe in alcuni anni otto edizioni e almeno un seguace
prestigioso nella persona di William Gladstone >> 35,
Primo ministro inglese per ben quattro volte tra il 1868 e il 1894.
Notevole
è il successivo appunto di Galli, che merita di essere citato: << E’ presumibile che oltre a un
“seguace prestigioso” come il primo ministro inglese, Jacolliot ne abbia avuti
in Inghilterra altri, meno prestigiosi, ma non poco influenti: gli aderenti ai
gruppi rosacrociani e alla Golden Dawn, alla ricerca delle origini della
sapienza primordiale >> 36. Ciò conferma nuovamente la
nostra tesi secondo le quali tutti questi gruppi esoterici fossero in contatto
tra loro, agissero con unità di intenti e avessero contatti ad altissimo
livello con il mondo della politica.
Pur
non avendo precise prove da esporre, una serie di indizi ci porta a ipotizzare
che la Russia sia stata oggetto, al tempo stesso, di repulsione e di avido
interesse gli “Illuminati”. La Russia degli zar era una società economicamente
arretrata, in gran parte feudale e intrisa di un misticismo religioso di stampo
medioevale: quanto di più lontano possibile dallo spettacolo di modernità
offerto dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania. Tuttavia va ricordato
che le ricchezze del sottosuolo di quell’immenso Paese erano pressoché inesauribili
e non potevano non suscitare le brame dell’élite economica che regge i destini
del mondo. La continuità storica di un’entità politica sufficientemente forte
da respingere gli assalti degli “Illuminati” spiega il malcelato disprezzo che
la stampa occidentale ha sempre riservato alle classi dirigenti e al popolo
russo: una propaganda che si è rivolta prima contro la Russia feudale dei
Romanov, poi contro il totalitarismo comunista e oggi, infine, contro il
dittatore Putin e gli oligarchi che lo sostengono. Sarebbe affascinante analizzare nel dettaglio la storia russa
sotto la lente d’ingrandimento della meta-politica o della cripto-politica, ma
ciò ci porterebbe fuori tema. Perciò ci limiteremo ad esporre per sommi capi in
che modo gli “Illuminati” abbiano rovesciato il potere degli zar lasciando
alcuni riferimenti bibliografici al lettore che desiderasse approfondire
l’argomento.
I
tre pilastri sui quali si fondava l’impero russo erano: la figura sacralizzata
dello zar, la Chiesa ortodossa e gli apparati di sicurezza dello Stato. Ognuno
di questi target doveva essere aggredito e distrutto con l’impiego degli
strumenti più idonei. Il potere assoluto del monarca, in particolare, si
prestava ad essere facilmente manipolato attraverso il potere di suggestione
che un abile agente di influenza avrebbe potuto esercitare sulle persone
fisiche dello zar o della zarina. A proposito delle tendenze esoteriche alla
corte di San Pietroburgo Giorgio Galli ci ricorda << l’eredità dei guaritori, dei profeti itineranti,
dell’occultismo mistico, presenti nella tradizione russa e dei quali la ben
nota figura di Rasputin non è che la punta di un iceberg; a questa eredità si
aggiunge il prestigio dell’esoterismo occidentale nell’arco di un secolo, dai
primi seguaci russi di Saint-Martin al
viaggio in Russia di Papus e di Monsieur Philippe nel 1901: si verifica un
passaggio dal profetismo rivoluzionario alla consulenza per i sovrani >> 37.
Abbiamo
già osservato come Galli preferisca chiamare “consulenti” coloro che, invece, sarebbe più giusto definire “agenti di
influenza” anche in considerazione di quelle “missioni segrete” da essi svolte,
a cui lo stesso autore accenna in un altro passo del medesimo libro. Vediamo allora
quale missione segreta gli “Illuminati” assegnarono a Papus, uno dei personaggi
più conosciuti del milieu occultista europeo, e al noto guaritore Nizier
Anthelme Philippe:
<< Papus, cioè il
dott. Gerard Encausse, faceva parte del consiglio supremo dell’Ordine Cabalista
della Rosacroce, di Stanislas de Guaita; e dirigeva la più autorevole rivista
occultista francese, << L’initiation >> . Le sue specializzazioni
erano il martinismo e la propalazione delle teorie del suo maestro De
Saint-Yves d’Alveydre. Quando lo zar e la zarina visitarono la Francia nel
1896, fu lui a inviare loro un saluto a nome degli spiritualisti francesi. Fu
questo contatto che portò al suo primo viaggio in Russia nel 1901. Presentato
allo zar, si vociferava che avesse installato una Loggia del suo Ordine
martinista a San Pietroburgo con lo zar quale presidente. Attraverso Papus la
famiglia imperiale fece la conoscenza del suo maestro spirituale Philippe
>> che fin da
bambino << aveva dimostrato di
possedere miracolosi poteri di guarigione […] In Russia lo zar lo nominò
presidente di una commissione sanitaria di controllo e costrinse l’Accademia
militare di San Pietroburgo a garantirgli lo status di medico militare. Dopo la
sua visita nel 1902 la relazione tra la corte e Philippe continuò fino alla
morte del guaritore nel 1905 e le lettere dello zar e della zarina testimoniano
della venerazione mai sopita per il loro mentore >> 38.
Una volta rientrato in Francia Philippe non solo restò in rapporti epistolari
con la famiglia reale, ma coltivò l’amicizia con alcuni gran duchi russi - ai quali fu presentato dal
solito Papus – e soprattutto con il conte Mourawieff Amoursky, attaché militare
russo a Parigi. A questo punto risulta davvero difficile non pensare a
un’attività spionistica svolta da Philippe.
Dobbiamo
ora precisare che l’iniziativa portata avanti dal milieu occultista francese in
terra russa avveniva dopo la definizione della Duplice alleanza franco-russa,
che rimase in vigore fino allo scoppio della Rivoluzione nel 1917. Tale
alleanza mirava a conseguire diversi obbiettivi, di cui forse quello più importante
– e non a caso il meno esplorato dalla storiografia – fu la salvaguardia dei
colossali investimenti della finanza internazionale, soprattutto francese e dei
Rothschild in particolare. Fu così che <<
nel 1914, il 90 per cento delle miniere, quasi il 100 per cento dei pozzi
petroliferi, il 40 per cento dell’industria metallurgica, il 50 per cento di
quella chimica e perfino il 28 per cento di quella tessile erano di proprietà
di stranieri >> perciò la crescita industriale dipendeva eccessivamente
da capitali non russi, << che
avrebbero potuto o meno (come nel 1899 e nel 1905) far valere i loro interessi.
Verso l’inizio del ventesimo secolo, la Russia aveva contratto il più alto
debito con l’estero al mondo e, per fare in modo che i finanziamenti continuassero
ad arrivare, doveva offrire agli investitori tassi di profitto al di sopra
della media. Tuttavia, i pagamenti di interessi all’estero erano sempre più
alti della bilancia commerciale << visibile >>: insomma, una
situazione precaria >> 39 . Si trattava, perciò, di una
speculazione finanziaria di dimensioni formidabili, per la quale venivano
altresì concesse garanzie materiali non meno grandi: l’intera economia russa.
Come
c’era da aspettarsi, il barone Eduard Alphonse James – che nel 1905 aveva preso
in mano le redini degli affari di famiglia – aveva fatto la parte del leone
nella spartizione delle spoglie del grande orso russo: << nel Caucaso, le sue società erano ormai leader nell’estrazione
e nella distribuzione di petrolio. La sua Bnito gestiva i pozzi di Baku, mentre
tramite la Standard Russe Eduard
possedeva ben sette campi petroliferi e un’immensa raffineria in Cecenia. Già
suo padre e i suoi zii, d’altronde, avevano provveduto a perfezionare un’alleanza
con la Royal Dutch e la Shell, chiamata Asiatic Petroleum Company e finalizzata
a esercitare il monopolio sul petrolio in tutta la Russia meridionale >> 40.
Considerate le dimensioni degli investimenti in gioco, non stupisce la comparsa
a San Pietroburgo del controllore: il mago Philippe, l’agente di influenza
degli “Illuminati” presso lo zar.
In
quel periodo una classe politica compiacente portava avanti un fin troppo ambizioso
programma di sviluppo: << la
crescita straordinariamente rapida dell’industria era di solito accompagnata da
un grande rallentamento – e anche da notevoli inversioni di tendenza – in altri
settori, specialmente nell’agricoltura e nel consumo personale; essa tendeva anche
ad andare più veloce del progresso sociale […] Poiché ciò che accadeva era che
un paese estremamente arretrato stava per essere proiettato nell’era moderna da
autorità politiche ossessionate dalla necessità di << acquisire e
mantenere lo status di grande potenza europea >> […] La grande spinta verso
la modernizzazione era dettata da esigenze militari: ferrovie, siderurgia,
armamenti e così via […] >> 41. Tale copione, come vedremo
presto, si ripeteva nello stesso periodo anche in Italia poiché personaggi come
Cavour e Crispi erano anch’essi asserviti alla finanza sionista. Nel caso russo
il grande riarmo era la premessa affinché il Paese potesse affrontare le future
guerre contro il Giappone e la Germania, che gli “Illuminati” avevano già
studiato a tavolino.
I
costi sociali di certi programmi erano però così spaventosi, da potersi
spiegare solo come il risultato di politiche tese a soddisfare gli interessi di
élite extranazionali, cosmopolite e sovrannazionali qual è appunto la grande
finanza ebraica. Infatti << per
potersi permettere l’enorme afflusso di manufatti stranieri d’importazione e
per pagare gli interessi sull’ingente debito con l’estero, lo stato russo
doveva far sì che le esportazioni agricole (specialmente di frumento)
aumentassero costantemente, anche nei periodi di grande carestia, come nel
1891; il lento incremento della produzione agricola non significò, in tanti
anni, un miglior tenore di vita per i contadini poveri e malnutriti. Allo
stesso modo, per finanziare gli investimenti estremamente ingenti dello stato
stesso nel progresso industriale e nella difesa, si dovevano raccogliere alti
tributi (per lo più indiretti) e comprimere i consumi individuali […] il
governo zarista si assicurava i risparmi forzati della sua indifesa popolazione
[…] Le vaste conseguenze di questa malsana combinazione di arretratezza
agricola, progresso industriale e fortissime spese militari sono facili da
immaginare […] Nelle città in rapida crescita, gli operai dovevano lottare
contro la mancanza di fognature, condizioni sanitarie rischiose, spaventose
sistemazioni abitative e alti canoni d’affitto. Vi erano livelli incredibili di
alcolismo – un’evasione momentanea dalla cruda realtà. E il tasso di mortalità
era il più alto d’Europa. Simili condizioni di vita, la disciplina imposta
all’interno delle fabbriche e la mancanza di alcun apprezzabile miglioramento
reale del tenore di vita produssero un profondo risentimento nei confronti del
sistema e offrirono invece un terreno facile per i populisti, i bolscevichi,
gli anarco-sindacalisti, i radicali – insomma, per chiunque (nonostante la
censura) sostenesse drastici cambiamenti […] Tutto ciò era insignificante in
confronto al problema che aveva terrorizzato tutti i governanti russi da
Caterina la Grande all’attuale regime: la << questione contadina
>>. In caso di cattivi raccolti e prezzi alti, questi due elementi si
combinavano con il profondo risentimento causato dai canoni d’affitto
proibitivi e dalle dure condizioni di lavoro nel generare diffusi scoppi di
rivolta agraria >> 42.
La
Russia diventava così il terreno di un esperimento sociale senza precedenti,
sulla quale vegliavano i maghi della Loggia impiantata da Papus alla corte
dello zar. Tra questi troviamo inquietanti personaggi come << Vassilij Rozanov, fortemente antisemita, predicatore di una
sorta di magia sessuale (morì, forse di inedia, nel 1909, rinnegando
l’antisemitismo) >> 43, un dettaglio, quest’ultimo che
potrebbe far pensare che egli abbia recitato, per conto della Contro-Chiesa, la
parte dell’agente provocatore infiltrandosi nei circoli antisemiti dell’establishment
russo. Ancora più interessante è il particolare, riferito da Galli, delle
pratiche di Rozanov nel campo della magia sessuale, che proprio in quegli anni
Crowley stava introducendo nell’Ordo Templis Orientis. Sicché, pur ammettendo
di non avere prove dirette in tal senso, possiamo ipotizzare un contatto tra
Rozanov e Contro-Chiesa attraverso Papus e Philippe: ciò spiegherebbe il dato –
questo, sì, dimostrabile – di una continuità sul piano iniziatico che si
esprimeva nella pratica della magia sessuale.
Altro
personaggio assai inquietante era un tale <<
Shamzaran Badmaev, seguace di Helena Blavatsky, un mongolo buriato consigliere
dello zar, che a San Pietroburgo, come esperto di medicina tibetana e orientale
in genere, trasformò in una clinica di lusso il negozio di erboristeria del
fratello Zaltin, lavorando contemporaneamente al ministero degli Esteri, dove
esercitava una notevole influenza durante la guerra russo-giapponese >>
44. In questo sintetico appunto di Giorgio Galli troviamo la prova
dell’azione di infiltrazione, spionaggio e sovversione attuata dalla
Contro-Chiesa ai danni dello zar Nicola II.
Proprio
la guerra russo-giapponese rappresenta un passaggio fondamentale nella nostra
ricostruzione del complotto globalista. Il già citato Pietro Ratto ci informa
che il principale creditore della Russia, Eduard de Rothschild, aveva iniziato
a gestire obbligazioni anche in Giappone 44. Secondo un copione più
volte utilizzato, i Rothschild finanziarono entrambe le fazioni in lotta nella
guerra russo-giapponese (1904-1905). E se l’esito della lotta fu deciso sui
campi di battaglia a favore dei giapponesi, la successiva conclusione della
pace dimostrò ancora che il ruolo decisivo della finanza sionista: << resosi conto che gli era
impossibile finanziare con le sue sole risorse gli enormi costi della guerra,
(il Giappone, N.d.A.) era stato tuttavia in grado di sopravvivere grazie a
prestiti effettuati dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Come venne reso noto,
il Giappone era vicino alla bancarotta verso la fine del 1905, quando i
negoziati di pace con la Russia furono avviati. Questo non era probabilmente
noto all’opinione pubblica, che reagì in modo furibondo alle condizioni
relativamente favorevoli che la Russia riuscì a spuntare nell’accordo finale
>> 45. Parlando dei prestiti effettuati dalla Gran
Bretagna, ricordiamo che era Lionel Rothschild a controllare i movimenti
finanziari della City Londra. A breve indicheremo anche il nome dei
finanziatori americani. Prima però si impone una riflessione: non può essere
frutto del caso la tempistica con la quale Papus, il grande manovratore, ricompare
sulla scena. E’ il solito Giorgio Galli a informarci che << Papus poté tornare in Russia nel 1904 e nel 1906, mentre nel
1904 il suo Trattato elementare di scienza occulta venne tradotto e pubblicato
a San Pietroburgo >> 46. Quindi al momento in cui scoppia
la guerra russo-giapponese, nella cui genesi i Rothschild giocano un ruolo
decisivo, ritroviamo l’uomo di fiducia degli “Illuminati” in Russia.
Probabilmente egli doveva affiancare, nel momento decisivo, quel Badmaev che
esercitò un ruolo decisivo nella politica estera russa durante il conflitto. Le
coincidenze, a questo punto, cominciano ad essere troppe davvero per parlare di
casualità.
Quanto
a Philippe la morte lo colse nel 1905 e cioè proprio nel breve lasso di tempo
tra la prima e la seconda visita di Papus in Russia: di sicuro egli sapeva
troppe cose e forse qualcosa si lasciò sfuggire, se è vero che morì di cause
inspiegabili. Così si potrebbero interpretare le parole di commiato indirizzate
ai suoi discepoli, pronunciate nel 1903 prima di ritirarsi a vita privata: << Voi non mi vedrete più, me ne vado
dove ho da fare. Non mi si vedrà partire. Me ne vado, ma vi lascio il Caporale ‑ è così che egli
chiamava il suo discepolo più caro, Jean Chapas >> . Forse nel 1903 Philippe temeva per la
sua vita? E perché proprio in quel momento egli espresse tale preoccupazione,
se è giusta nostra interpretazione? E’ possibile che la sua morte abbia avuto a
che fare con i Protocolli dei Savi di Sion pubblicati da Sergei Nilus proprio
in quel fatidico 1903? Secondo la tesi espressa da Sergio Romano in “I falsi
protocolli”, l’opera di Nilus è un falso documentale prodotto da agenti della
polizia segreta zarista a Parigi attingendo in modo maldestro a una serie di
pamphlet antisemiti francesi. La nostra ipotesi è che il complotto messo in
atto contro il popolo russo avesse raggiunto una tale ampiezza da non poter più
essere nascosto: gli “Illuminati” commissionarono allora ai loro agenti
un’operazione di disinformazione. Le responsabilità di singoli esponenti della
finanza sionista – primo tra tutti Eduard de Rothschild – furono così
rovesciati sull’intera razza ebraica agli occhi della corte zarista e
dell’opinione pubblica russa. Ma il falso fu compilato così male che sarebbe
poi stato agevole risalire alle fonti originali dimostrando l’opera di plagio:
ciò fu proprio l’intendimento degli “Illuminati”, il “secondo tempo” del loro
piano. Philippe, che frequentava l’attaché militare russo a Parigi era
sicuramente nella posizione di interferire, se solo lo avesse voluto, con
questi piani. Bisognava dunque farlo tacere. Ripercorrendo le date: nel 1903
Nilus pubblica la prima edizione dei Protocolli in allegato al suo libro Il
piccolo nel grande e Philippe si ritira a vita privata confessando ai discepoli
che la morte era vicina; nel 1904 scoppia la guerra russo-giapponese e Papus si
reca in Russia; nel 1905 Papus rientra in Francia ed ecco che Philippe muore
misteriosamente; nello stesso anno si conclude la guerra russo giapponese; nel
1906 Papus ritorna in Russia e scoppia la cosiddetta “Rivoluzione russa”. A
proposito della morte di Philippe dobbiamo dire la prima stranezza risiede
innanzitutto nel fatto che egli fosse stato appena visitato dal medico, che non
aveva riscontrato nulla di anormale: il medico era ancora presente quando
Philippe morì. La seconda stranezza è il fatto che il medico in questione fosse
il dott. Lalande, che per molti anni aveva seguito le lezioni di magnetismo di
Philippe (proprio come Papus). Infine una domanda: chi meglio di un medico
poteva avvelenare un paziente a sua insaputa e refertare il caso come decesso
naturale?
Sempre
parlando di casualità, abbiamo accennato alla seconda visita di Papus in Russia
che coincise con << l’epica rivolta
del 1906, >> 47 provocata, come noto, dall’azione
sovversiva dei gruppi politici più radicali – bolscevichi, socialisti
rivoluzionari e anarchici – su una popolazione frustrata dalle dure condizioni
di vita, che abbiamo descritto, e dalla perdita di prestigio dello zar e dei
suoi ministri a seguito delle sconfitte militari. Ciò che occorre mettere in
rilievo è l’azione della polizia politica segreta zarista, la famigerata Ochrana,
che ebbe un ruolo decisivo nella preparazione della successiva Rivoluzione
d’Ottobre del 1917. Infatti i movimenti clandestini furono più volte sciolti
dalle retate dell’Ochrana e ogni volta, puntualmente, ricostruiti dall’azione
dei suoi agenti provocatori. Perché? Perché proprio la minaccia di una
rivoluzione accresceva e il potere della polizia segreta all’interno della
società e il ruolo del suo direttore all’interno dell’apparato di potere
zarista. A sostegno delle nostre tesi citeremo l’esempio di Sergej Zubatov, un
rivoluzionario che sarebbe poi stato convinto a collaborare con l’Ochrana.
Smascherato dopo anni di servizio come agente provocatore dell’Ochrana, inizia
ora una nuova carriera nelle fila stesse dalla polizia segreta divenendone il
capo a Mosca dal 1896 al 1902 e poi a San Pietroburgo dal 1902 al 1903. Con
l’approvazione del capo della polizia Trepov e del governatore di Mosca elaborò
un sofisticato protocollo di guerra psicologica passato alla storia con la
definizione di “socialismo di polizia”. Si trattava, in altre parole, di
togliere ai circoli rivoluzionari la leadership dei movimenti operai e creare
sindacati di Stato controllati direttamente dalla polizia che indirizzassero le
rivendicazioni dei lavoratori dal piano politico a quello economico. Non
possiamo escludere l’ipotesi che i vertici dell’Ochrana, come i loro colleghi a
capo dell’Evidenzbureu, fossero già stati arruolati dagli “Illuminati” per
mezzo dei loro agenti. Tali riteniamo fossero, appunto, Papus, Philippe e
Badmaev. L’ipotesi di una diretta filiazione del movimento totalitario dalle
società segrete è affermato anche da Anna Hardendt, membro di punta del mondo
intellettuale israelita newyorkese nel secolo scorso, nel libro Le origini del
totalitarismo: un’opera che andrebbe rivisitata, a nostro avviso, in modo
critico esplorando le molte zone d’ombra lasciate dall’autrice alla luce di
quanto oggi sappiamo di quel potere occulto che fu committente anche della sua
opera.
Ad
ogni modo, questo doveva essere lo spettacolo che si presentò agli occhi di
Papus nelle sue due visite del 1904 e del 1906:
<< Le provincie di
Poltyra e Tambov erano per gran parte in uno stato di devastazione: case
patronali bruciate, animali mutilati. Nel 1901 vi furono 155 interventi
dell’esercito (contro i 36 del 1898) e 322 nel 1903, che impegnarono 255
squadroni di cavalleria e 300 battaglioni di fanteria, alcuni dotati di
artiglieria. Il 1902 fu l’apice dell’intera vicenda. Le truppe vennero
impiegate 365 volte per schiacciare i contadini. Nel 1903, per ragioni interne,
venne raccolta una forza di gran lunga più grande dell’armata del 1812… In
sessantotto dei settantacinque distretti delle terre nere centrali c’erano dei
<< guai >> - cinquantaquattro tenute andarono in rovina. L’area
peggiore era Saratov >>
47. La sconfitta nella guerra russo-giapponese fu la goccia che fece
traboccare il vaso, provocando una rivolta generalizzata. Essa ebbe origine quando
un corteo pacifico di 200.000 operai sfilò per le vie di San Pietroburgo
avanzando rivendicazioni politiche e sociali: l’esercito aprì il fuoco e si
contarono un migliaio tra morti e feriti. Così le dimostrazioni pacifiche si
tramutarono in insurrezioni nelle città e nelle campagne. Furono necessarie
vere e proprie operazioni militari per riportare l’ordine e il clima si
raffreddò per qualche tempo. Ma nuove rivolte scoppiarono quando nel 1908 il
ministro degli Interni Stolypin, principale esecutore delle politiche dettate
dagli “Illuminati”, revocò alcune concessioni fatte ai contadini: << le truppe si resero necessarie in
13.507 occasioni nel gennaio 1909, e in 114.108 in (tutto) quell’anno. Fino al
1913, c’erano stati 100.000 arresti per “attacchi all’autorità dello Stato” […]
un esercito recalcitrante, che era anche impegnato a domare le insofferenti
minoranze etniche (polacchi, finlandesi, georgiani, lettoni, estoni, armeni),
che cercavano di mantenere le riluttanti concessioni che avevano ottenuto a
scapito della << russificazione >> nel 1905-1906, durante il
periodo di debolezza del Regime. Ogni ulteriore sconfitta dell’esercito avrebbe
visto quei gruppi tentare ancora una volta di sfuggire al dominio moscovita
>> 48.
Abbiamo
tentato di stabilire una corrispondenza tra l’esplosiva situazione sociale in
Russia e le politiche economiche e repressive attuate dalla classe dirigente di
quel Paese, mettendo inoltre in evidenza le responsabilità della finanza
sionista nel determinare quello stato di cose e osservando l’attività della
Contro-Chiesa nella corte dello zar. A questo punto Pietro Ratto nota un fatto
nuovo: << quando poi scoppiarono i
primi fermenti rivoluzionari, a partire dal 1905, Eduard (Rothschild) cominciò
seriamente a pensare che fosse necessario defilarsi da quelle zone. Nel 1909
lui e i suoi famigliari vendettero l’80% della Bnito all’olandese Royal Dutch,
abbandonando gli impianti di Baku, per altro ormai inattivi a causa della loro
obsolescenza. Non pochi studiosi, a questo riguardo, notano che i Rothschild
avessero previsto la caduta dello zar e si fossero allontanati in tempo da un
impero che aveva le ore contate. Ultimamente, però, qualcuno ha cominciato a
parlare non tanto di << previsione >> quanto di vera e propria
manipolazione finanziaria in questa direzione. Nicola II, infatti, era stato
finanziato (e forse anche spinto) dai nostri banchieri a ebrei a intraprendere
una guerra disastrosa contro il Giappone (che a sua volta aveva ricevuto un
credito dalla Kuhn & Loeb, istituto finanziario americano molto potente
finanziato dai due banchieri ebrei, Abrahman Kuhn e Solomon Loeb, e, a quei
tempi, diretto da Jakob Schiff). Per non parlare poi del fatto che alla fine i
Rothschild si traessero d’impaccio guadagnandoci ancora >> 49 attraverso la cessione della Bnito e
della Standard Russe in cambio di azioni della Shell e della Royal Dutch, prima
di essere espropriate da parte del regime bolscevico.
Possiamo
immaginare l’evolversi del pensieri del barone Rothschild seguendo la
cronologia dei fatti: il 26 dicembre 1904 gli operai di Baku paralizzarono gli
impianti di Rothschild e Nobel a Baku con uno sciopero, che le autorità si
rifiutarono di stroncare con gli ormai collaudati metodi militari; il 2 gennaio
Port Artur cadeva nelle mani del Giappone, finanziato dalla City di Londra
controllata dal ramo inglese dei Rothschild e da Wall Street per mezzo della
Kuhn & Loeb; l’11 gennaio 1905 quando le autorità russe accettarono le
richieste economiche (ma non quelle politiche) dei lavoratori, scaricando così
sulle tasche dei Rothschild il costo del fallimento dell’autocrazia russa nel
rispondere alle richieste della popolazione. Col fallimento della Rivoluzione
russa del 1905 si registrarono oltre seicento pogrom antisemiti, che furono poi
usati strumentalmente dalla propaganda di governo come valvola di sfogo per la
frustrazione derivata dalle dure condizioni di vita di cui si è detto. A causa
di questi fatti – o forse prendendoli a pretesto – Eduard Rothschild, che era
un devoto praticante dell’ebraismo e un sostenitore della causa del sionismo
politico, rifiutò in diverse occasioni di fare prestiti allo zar 51.
Tutto
ciò serve a meglio delineare il quadro che andiamo ricostruendo, ma ancora non
basta: l’autocrazia zarista non era ben accetta al mondo dell’alta finanza
internazionale del XX secolo. La libera circolazione dei capitali, delle idee e
delle persone non poteva essere garantito da una monarchia teocratica che
poggiava sulle baionette dei soldati: occorreva un autentico governo borghese
fautore del liberalismo economico e del liberismo politico, come in Occidente.
Il dispotismo asiatico era un rischio che valeva la pena accettare in nome di
una speculazione a breve termine, non per investimenti di lungo periodo.
L’ostinazione con la quale lo zar Nicola II si oppose a qualunque riforma fu
una delle ragioni che convinsero gli “Illuminati” a farla finita una volta per
tutte e ad appoggiare l’esperimento rivoluzionario di Lenin e Trotsky. Il quale
fu interamente finanziato dalle grandi famiglie dei banchieri israeliti
americani con la già citata banca Kuhn & Leeb in prima fila. Il fatto è già
stato ricostruito con ampiezza di dettagli dal professor Antony Sutton 52
al quale rimandiamo per uno studio più dettagliato. Rimandiamo invece al già
citato libro di Giorgio Galli “La magia e il potere” per un rapido excursus
dell’influenza della cultura magico-alchemica sull’ “anarchismo mistico” e
sulla dottrina del “cosmismo” nel mondo comunista: quest’ultimo era forse il mondo
con il quale Aleyster Crowley – l’agente << 666 >> del Secret
Intellligence Service – tentava di venire in contatto quando negli anni Trenta
tentò di stabilire un contatto con Stalin 53?
Più
avanti racconteremo quali risultati speravano di cogliere gli “Illuminati” che
finanziarono il colpo di stato di Lenin nel 1917. Per ora chiediamo un po’
pazienza ai nostri lettori.
Note
1. Cfr. B. Bisogni, L’esperienza teosofica e massonica di Giovanni Amendola, in
“Rivista massonica”, novembre 1977, citato in G. Vannoni, Massoneria fascismo e chiesa cattolica, Laterza, 1979, pp. 158
nota 171.
2.
E.
Perrucchetta, G. Marletta, Governo globale. La storia segreta del nuovo ordine
mondiale, Arianna Editrice, Cesena, 2013, p. 73.
3.
G.
Galli, La magia e il potere. L’esoterismo nella politica occidentale, Lindau,
2012, p. 118
4.
Epiphanius,
Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della Storia, Fondazione
Testimonium, pp. 158 e sg.
5.
E.
Perrucchetta, G. Marletta, op. cit. , p. 74.
6.
G.
Vannoni, Massoneria fascismo e Chiesa cattolica, Laterza, 1979, pp. 123 e sg.
7.
G.
Galli, Hitler e il nazismo magico, Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
8.
G.
Vannoni, op. cit., pp. 123 e sg.
9.
G.
Galli, La magia e il potere. L’esoterismo nella politica occidentale, Lindau,
2012, p. 118
10. G. Vannoni, op. cit. 123 e sg.
11. E. Perrucchetta, G. Marletta, op. cit.
, p. 73.
12. Ivi.
13. Ivi.
14. Epiphanius,
op. cit. , pp. 158 e sg.
15. G. Galli, Hitler e il nazismo magico,
Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
16. E. Cernuschi, Battaglie sconosciute.
Storia riveduta e corretta della Regia Marina durante la Grande Guerra, In
edibus 2014, p. 146
17. Ibidem, p. 146-147.
18. Ibidem, p. 147.
19. Ibidem, p. 147-148.
20. Ibidem, p. 149.
21. Ibidem, p. 150.
22. Ivi.
23. Ibidem, p. 151.
24. Ivi.
25. Epiphanius, op. cit.
26. G. Galli, Hitler e il nazismo magico,
Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
27. E. Cernuschi, op. cit. , p. 151
28. G. Galli, Crowley e la politica in P.
Zoccatelli (a cura di), Aleister Crowley. Un mago a Cefalù, Edizioni
mediterranee 2005, p. 86
29. Ivi.
30. E. Cernuschi, op. cit. , p. 152
31. Ivi.
32. Carlo I d’Austria e Ungheria sarà
beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004.
33. G. Galli, Hitler e il nazismo magico,
Capitolo secondo, “La dottrina segreta”.
34. Ivi.
35. Ivi.
36. Ivi.
37. Giorgio Galli, La magia e il potere,
Lindau, 2012, p. 190
38. Ibidem, p. 191.
39. P. Kennedy, Ascesa e declino delle
grandi potenze, Garzanti, Milano, 1994, pp. 333-334.
40. P. Ratto, I Rotschild e gli altri,
Arianna editrice, 2015, p. 34.
41. P.
Kennedy, op. cit, pp. 336.
42. Ibidem, pp. 336-337.
43. G. Galli, La magia e il potere,
Lindau, 2012, p. 191
44. Ibidem, pp. 191-192
45. P.
Kennedy, op. cit. , p. 300.
46. G. Galli, La magia e il potere,
Lindau, p. 191.
47. P.
Kennedy, op. cit. , p. 337.
48. Ivi.
49. Ibidem,
pp. 337-338.
50. P. Ratto, op. cit. , p. 34
51. Ivi.
52. Cfr.
A. Sutton, Wall Street and the Bolshevik revolution consultabile in formato
digitale all’URL http://reformed-theology.org/html/books/bolshevik_revolution/
53. Cfr. M. Pasi, Crowley. Un mago a
Cefalù.
L'ARTICOLO CHE AVETE LETTO PROVIENE DAL SAGGIO MUSSOLINI E GLI "ILLUMINATI" DI ENRICO MONTERMINI.
L'OPERA E' DEPOSITATA PRESSO LA SIAE ED E' TUTELATA DALLE NORME A DIFESA DEL DIRITTO D'AUTORE.
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