Le origini del pensiero
mondialista del New World Order.
Le
origini dell’ideologia mondialista che caratterizza il Nuovo Ordine Mondiale va
fatta risalire assai indietro nel tempo. Secondo Enrica Perrucchetti e Gianluca
Marletta essa andrebbe rintracciata nella riforma protestante che avrebbe
liberato << uno spirito di
rinnovamento, aspirante a trasformare i destini del mondo. Tali idee, all’epoca
considerate ancora estremiste e relegate ai margini dallo stesso “mondo
riformato”, si svilupperanno inizialmente all’interno della complessa galassia
di sette e di movimenti, che allo spirito di ribellione tipico del
Protestantesimo uniranno anche suggestioni e idee prese in prestito da antiche
dottrine magiche e da tradizioni esoteriche >> 1 .
E’
precisamente in questo ambiente che nel XVII secolo sarebbe stata fondata –
usiamo il condizionale – una società segreta chiamata Fraternità dei Rosa
Croce. Tale organizzazione si sarebbe posta come scopo quello di << inaugurare un generale rinnovamento
dell’umanità, ovvero creare un nuove ordine valido per tutti i popoli >>
2. Tuttavia la Perrucchetti e il Marletta ci avvertono che i principali
documenti rosacrociani sarebbero nient’altro che un’invenzione di Johan
Valentin Andreae, un intellettuale che avrebbe fatto da ponte tra il mondo
luterano tedesco, le dottrine cabalistiche e la cultura esoterica. Ciò che più
importa, però, è il fatto che poco prima di morire Andreae passò idealmente il
testimone a Jan Amos Kominsky, al secolo Comenius (1592-1670): dobbiamo a lui la
prima rappresentazione di un Governo Unico Mondiale.
<< L’opera
politica più significativa di Comenius è certamente la Panorthosia (traducibile
come “Diritto Universale”); in essa l’autore elabora la sua avveniristica
visione di un’autorità mondiale la cui funzione sarebbe quella di trasformare
l’educazione (anche a partire dalla creazione di una neolingua universale), trasformare
e unificare le religioni e vegliare sulla pace globale prevenendo i conflitti. A
questo scopo, Comenius auspica la creazione di tre “comitati universali”, a cui
siano sottoposte rispettivamente la cultura, la religione e la politica […] Un
simile progetto di rinnovamento e di riunificazione universale non potrà però
realizzarsi, secondo Comenius, prescindendo dall’eliminazione dei due grandi
poteri, che a questa riforma si sarebbero naturalmente opposti, ovvero la
Chiesa di Roma e gli Asburgo >>
3.
Ci
siano ora concesse tre osservazioni. La prima è la seguente: nel pensiero di
Comenius sono già preconizzate la nascita dell’ONU, la creazione dell’UNESCO –
che è il suo braccio culturale – e la diffusione del fenomeno della
globalizzazione. Tanto basta – a nostro avviso – per dimostrare la validità del
metodo scientifico che utilizzeremo in codesto saggio: la fenomenologia ovvero
il concorso della Storia e della Logica per spiegare in che modo certe idee
politiche, filosofiche e religiose abbiano concorso a produrre precisi fatti
storici in un dato luogo e in un dato tempo. L’ultima e forse la più
inquietante delle nostre osservazioni è la seguente: nella dottrina di Comenius
troviamo già profeticamente esposte le ragioni più profonde per le quali sarà combattuta
la Prima Guerra Mondiale. Ci ripromettiamo di riprendere l’argomento più
avanti, limitandoci per ora a un fugace accenno.
Ritornando
al brodo di cultura delle idee mondialiste, scrivono ancora la Perrucchetti e
il Marletta: << Questo insieme di
suggestioni e di idee cominceranno a prendere forma concreta in un solo Paese
d’Europa: l’Inghilterra. E’ lì, infatti, che le tendenze rinnovatrici e l’odio
contro il “vecchio ordine”, rappresentato dal Cattolicesimo e dall’Impero, troveranno
una straordinaria accoglienza, non solo a livello popolare, ma anche
all’interno della Corte reale di Enrico VIII. L’identificazione tra
l’Inghilterra, il suo regno e il Nuovo Ordine del mondo sognato dai filosofi
protestanti più estremi, tuttavia, diventerà un fatto solo con l’ascesa al
trono della figlia di Enrico VIII, quell’Elisabetta I sotto la quale il
movimento trasversale che permea il mondo protestante di allora prende
finalmente forma […] sarà lei a incoraggiare la nascita di quei presupposti non
solo politici, ma anche ideologici, su cui si baseranno secoli di imperialismo
britannico: primo su tutti, l’identificazione dell’Inghilterra come “nuovo
Israele” e “nuovo popolo eletto” destinato al dominio sul mondo […] quello
dell’Inghilterra sarebbe stato il popolo scelto da Dio per “rinnovare
l’umanità” e distruggere i vecchi poteri rappresentati dalla Chiesa di Roma e
dall’Impero asburgico. Questo mito sarà subito condiviso dal popolo britannico,
dagli uomini di Corte e dalle infiammate folle di ardenti predicatori, che
percorrevano in lungo e in largo l’isola >> 4 .
Queste
sono, a nostro avviso, osservazioni fondamentali per comprendere l’imperialismo
britannico di ieri come pure quello americano di oggi. Per quanto attiene
all’ambito più ristretto del nostro studio, le parole della Perrucchetti e del
Marletta sono utili per comprendere la mentalità dell’establishment britannico
con il quale, secoli più tardi, il fascismo si trovò ad interagire. Uomini
politici come Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Antony Eden erano
animati dall'ideale messianico di dominare il mondo e di redimerlo, arrogandosi
il sacrosanto diritto di imporre agli altri popoli le proprie idee e di
castigare senza pietà ogni atto di resistenza. Anche colui che avesse una
conoscenza solo superficiale della mentalità e dell’operato di Mussolini
comprenderà facilmente che nessun dialogo e nessuna comprensione era possibile
tra il dittatore e le sue controparti anglo-sassoni, come ben intuì Arrigo
Petacco: << Robert Antony Eden,
baronetto di antica nobiltà, uscito da Eton e dalla Scuola per gli alti studi
orientali di Oxford, da otto anni in diplomazia, era convinto, come ammettono i
suoi biografi, che l’umanità si dividesse in due categorie: i common people, la
gente comune, e gli aristocratici inglesi delle classi colte di cui faceva
parte. << In lui >> scriverà a sua volta il diplomatico Raffaele
Guariglia << non si poteva dire se predominasse l’ottusità,
l’improntitudine o il disprezzo assoluto, non tanto verso la politica italiana,
quanto verso il popolo italiano, fascista o non fascista che fosse >>
5 .
Riprendiamo
ora il filo della narrazione sulla genesi del pensiero mondialista nel Regno
Unito durante il XVI secolo illustrando sommariamente un fenomeno storico e sociale
noto come puritanesimo. Scrive Nese: <<
era scoppiata d’improvviso in Inghilterra una febbre religiosa straordinaria.
Si cominciò a diffondere la convinzione profonda che l’Inghilterra avesse una
missione speciale da compiere >> 6 . Secondo l’autore ciò
era in parte la conseguenza della straordinaria diffusione della Bibbia di
Ginevra, la prima traduzione in lingua inglese delle Sacre Scritture fatta da
William Whittingham sotto l’influenza di Calvino. Tale influenza spiega il tono
<< di aspra polemica nei confronti
della Chiesa cattolica. Il papa era il nemico, l’Anticristo, la bestia che
viene fuori dall'abisso senza fondo >> 6 .
L’influenza
calvinista spiega il carattere fanatico del messianismo britannico: << Il movimento estremistico che ne
deriverà, quello dei cosiddetti Puritani, spesso animati da un profondo
disprezzo verso coloro che consideravano i “non-eletti”, ovvero predestinati da
Dio alla dannazione, penetrerà anche nelle gerarchie della Chiesa anglicana […]
L’aspetto più importante, tuttavia, sarà la grande importanza che avranno le
frange estreme del Puritanesimo nella colonizzazione dell’America del Nord e
nella creazione di quella mentalità che caratterizzerà per sempre la percezione
degli Stati Uniti di sé stessi e l’idea di “missione universale”, che l’America
si attribuirà nei confronti di tutto il mondo >> 7. Secoli
più tardi l’establishment politico britannico sfrutterà questi sentimenti per
manipolare l’opinione pubblica interna con una campagna di stampa che toccherà
l’apice dell’isteria tra la fine del 1934 e il giugno 1935 con il Peace
Balliot, << il grande referendum
popolare indetto in Inghilterra dall'Unione per la difesa della Società delle
Nazioni. Gli stati partecipanti badavano soprattutto ai propri interessi e le
convenzioni internazionali, approfittando della debolezza della Lega, venivano
continuamente violate. Il referendum proposto dall’Unione mirava perciò a
rinvigorirla così da garantire la pace nel mondo, la giustizia sociale,
l’indipendenza dei popoli e tutte le altre belle utopie che entusiasmano
l’opinione pubblica. Manco a dirlo, dal referendum scaturì una volontà <<
societaria >> assoluta. Quasi all’unanimità gli inglesi chiesero il
ripristino dell’autorità della Lega, la riduzione degli armamenti, nonché severe
sanzioni verso i Paesi aggressori >> 8 . Malgrado il
referendum fosse criticato per la tendenziosità con la quale erano state poste
le domande, esso dimostrò, secondo Philip Noel-Baker, che gli inglesi erano pronti
a ricorrere alle armi per fermare Mussolini se ciò fosse stato richiesto 9
. Eccitando lo spirito del puritanesimo – caratterizzato da una visione
manichea del mondo e dal progetto di palingenesi dell’intera umanità –
ristrette lobby affaristiche convinsero il popolo inglese e quello americano a
combattere due guerre mondiali in difesa di inconfessabili interessi.
Impregnati
di etica calvinista gli anglo-sassoni erano assolutamente convinti che tutto il
genere umano fosse malvagio e corrotto a causa del peccato originale e per
questo destinato a bruciare nelle fiamme dell’inferno: facevano eccezione gli
“Eletti”, i quali erano stati destinati alla Salvezza dalla scelta immotivata
di Dio 10 . Per queste ragioni probabilmente gli anglo-sassoni nella
Storia non hanno mai mostrato pietà per chiunque si fosse messo sulla propria
strada: fossero essi indios, neri, indiani, aborigeni o cinesi. Persino un
criminale di prima grandezza come Hitler diffidava profondamente dello “spirito
da bulldog” dei “cugini” che vivevano di là dalla Manica. Ne avrebbero fatto le
spese anche gli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, allorché la RAF
bombardò e ridusse in polvere le nostre belle città massacrando senza pietà i
loro inermi abitanti. Migliaia di donne, vecchi e bambini persero la vita: erano
tutti nemici dell’Inghilterra e tutti dannati secondo l’allucinante etica
puritana. Un crimine che proseguì anche dopo la firma della resa incondizionata
e con sempre maggiore crudeltà.
Ritorniamo
in Inghilterra e precisamente nei secoli XVII e XVIII, durante i quali << le vecchie corporazioni
sopravvivono formalmente, conservando – almeno nell’aspetto più esteriore –
tutto il loro affascinante patrimonio simbolico […] ciò che rimane di quel
mondo comincia ad attirare l’attenzione di personaggi e “forze”, che nulla
hanno a che vedere con l’universo degli antichi costruttori. Figura
paradigmatica di questo periodo è quella del nobile inglese Elias Ashmole,
protestante erudito, appassionato collezionista, uomo politico e cofondatore
della Royal Society, ma anche grande cultore di scienze occulte; letteralmente
ossessionato dal sogno della ricerca dei Rosa Croce e dal loro progetto di
“riforma universale”. Egli riesce, nel 1646, a essere ammesso in un’antica
loggia di tagliapietre, presso la quale riteneva potessero sussistere le chiavi
di un sapere esoterico antico e nascosto. Sono proprio personaggi come Ashmole
a dare inizio a quel processo di radicale cambiamento, che gli stessi massoni
anglofoni chiamano The transition e che porterà gradualmente il gotha del mondo
intellettuale britannico a impadronirsi del patrimonio rituale e simbolico
delle antiche società corporative reinterpretandolo in maniera spesso
lontanissima dagli intenti originari delle corporazioni medioevali >> 11
. Quando il pastore anglicano James Anderson (1679-1723) redasse le
costituzioni fondamentali – intorno al 1723 – il processo di transizione poteva
dirsi ormai concluso: era nata la massoneria moderna, detta anche “speculativa”
per differenziarla da quella antica, chiamata “operativa”. E’ interessante
ricordare l’opinione del grande esoterista René Guénon, secondo il quale
Anderson, nell’accingersi alla sua opera, eliminò ogni riferimento a quel mondo
cattolico medioevale tanto odiato nell’Inghilterra del tempo e fece sparire
tutti i documenti – gli “Old Charges” – su cui riuscì a mettere le mani per
occultare la sua opera di mistificazione 12 .
Nella Grand
Lodge of England, fondata a Londra dal rev. Anderson e dal rev. Desagulier nel 1717, il puritanesimo
inglese si fuse con altre correnti culturali. Addirittura secondo il Gran
Rabbino Isaac Wise << La massoneria
è un’istituzione ebraica, la cui storia, i gradi, gli incarichi, le parole di
passo, le interpretazioni sono ebraiche dall’inizio alla fine >> 13
. Tale opinione viene confermata anche da Yann Moncomble, secondo il quale << i rapporti tra Massoneria e
giudaismo sono più intimi di quanto si pensi… il suo spirito è quello del
giudaismo nelle sue convinzioni più fondamentali; sue sono le idee, il
linguaggio e quasi l’organizzazione >> 14 . Secondo lo
studioso ebreo Cohen << il
fondamentale insegnamento adombrato nella “Rivelazione” è tramandato nella
kabbalah dei sacerdoti di Israele >> 15 . Per il
famigerato Gran Maestro della massoneria americana Albert Pike << ciò che la Massoneria Scozzese deve
alla kaballah è l’allegoria della parola vera che ci darà nelle mani la
pienezza della gnosi e la dominazione dell’Universo >> 16
. Infine il famosissimo storico della massoneria Aldo Mola afferma: << la massoneria è presente,
naturalmente, in Israele, la terra che ha fornito all’istituzione la parte più
cospicua della simbologia: la Bibbia, il tempio di Salomone, Hiram, l’acacia
>> 17.
Fu
probabilmente la Riforma a gettare un ponte tra il mondo cristiano e quello
ebraico: i seguaci di Lutero e Calvino per la prima volta misero l’Antico Testamento
sullo stesso piano del Nuovo. Essi ripresero ed esaltarono l’idea di un Dio
onnipotente e terribile quale era quello veterotestamentario: l’uomo non era
più al centro del mondo, ma era ridotto al misero ruolo di peccatore, di reietto e di dannato. Il senso
della vita terrena non era più quello di una breve transizione verso un’altra
vita, quella vera: al contrario l’uomo era destinato a bruciare nelle fiamme
dell’Inferno a causa del peccato originale. Semmai lo scopo della vita umana
era quello di fungere da strumento per mezzo del quale fosse esaltata la gloria
di Dio sulla Terra. Soprattutto la Riforma fece tabula rasa della dottrina cattolica
secondo la quale la Salvezza si poteva conseguire con la fede e le opere. Tale
idea fu sostituita dalla dottrina protestante della Predestinazione secondo la
quale era la scelta immotivata fatta da Dio all’alba dei Tempi a stabilire chi
fossero gli Eletti sui quali sarebbe caduta la Grazia, garanzia di successo
nella vita terrena e di salvezza in quella ultraterrena 18 . Tale concetto presentava notevoli somiglianze
con l’idea ebraica di un patto tra Dio e il Popolo di Israele. A queste
considerazioni si aggiungano infine il comune rigetto del cattolicesimo e
l’odio contro il papa da parte degli ebrei e dei protestanti inglesi, nonché la
fatale attrazione degli aristocratici inglesi verso l’esoterismo, che li portò
a investigare i segreti della Cabala: tutto questo può contribuire, a nostro
avviso, a gettare un po’ di luce sui punti di contatto tra protestantesimo,
esoterismo ed ebraismo che costituiscono i tre pilastri del tempio massonico
eretto nell’Inghilterra del XVIII secolo.
Ben
presto nella massoneria la sete di denaro e di potere prese il sopravvento
sulle istanze di perfezionamento morale.
Marco Pizzuti afferma senza mezzi termini che << la gran massa di personalità che si avvicina alla potentissima
confraternita, insomma, aspira solo a ottenere vantaggi personali. Per tale
ragione si tratta di una associazione […] molto ben frequentata da politici,
industriali, magistrati, avvocati. Far parte della massoneria significa quindi
entrare sotto la protezione di un club molto esclusivo, a cui però non si può
disobbedire [...] Un principio, questo, che vale per ogni categoria di mestiere
e che ha consentito a chi tira le fila dell’organizzazione di realizzare
qualsiasi tipo di capovolgimento della società, politico, culturale ed
economico, rimanendo sempre nell’ombra. La vera forza motrice della massoneria
non è mai stata la sua ideologia mistica, ma gli enormi finanziamenti che ha
sempre ricevuto nel massimo riserbo dalla casta di banchieri più ricca e
potente del mondo. In questo modo, tanto la società quanto i valori a cui essa
tradizionalmente si ispira possono essere tranquillamente sovvertiti dal suo
interno nel senso voluto dai poteri forti >> 19 . La
massoneria è dunque uno strumento di cui si servono i grandi poteri economici
sia per ottenere vantaggi immediati sia per perseguire i propri piani di
dominio mondialista.
La
Perrucchetti e il Marletta concordano sul fatto che << complice la legge sul segreto e il complesso simbolismo
ereditato dal passato, le massonerie moderne divengono, a poco a poco,
l’incubatore di quasi tutti i movimenti e i processi rivoluzionari della
modernità, il luogo in cui poter creare e gestire il potere, tessere reti di
interessi e generare quelle élite che, di fatto, realizzeranno quasi tutti i
cambiamenti politici, sociali e culturali dei secoli successivi. E se nel mondo
anglosassone, in fin del conti, il mondo massonico rimarrà in buona sostanza
legato, se non sottomesso al potere che lo aveva generato – ovvero quello
dell’imperialismo prima britannico e poi americano – è soprattutto nelle
nazioni non anglosassoni che esso produrrà gli effetti dirompenti, che la
storia testimonia. Lo spirito anticattolico ereditato dal mondo protestante
inglese, infatti, sommandosi ad altri elementi, diverrà uno straordinario
agente corrosivo all’interno della società “continentale”: un potere
antagonista, che avrà, come principale obiettivo, quello di “scardinare” gli
antichi ordinamenti sociali per sostituirli con il potere delle nuove élite; un potere che saprà cavalcare – e a
volte persino “creare” – quell’ondata di rivendicazioni dei diritti delle
classi subalterne o del nazionalismo utilizzandole in funzione strumentale e
sovversiva >> 20 . A riprova di ciò vi è la constatazione
che le uniche monarchie sopravvissute in Europa sono quelle dei Paesi di
tradizione protestante, con la sola eccezione della Spagna 21 .
Nel
nostro breve excursus non poteva mancare un accenno agli Illuminati di Baviera,
definiti da Marco Pizzuti “la setta delle sette”. Sappiamo che essa fu fondata
nel 1776 dall’ebreo gesuita Johann Adam Weishaupt (1748-1830). Diremo
brevemente che i suoi obbiettivi potevano così riassumersi: abolizione della
monarchia e di ogni altro governo legale, della proprietà privata, dell’eredità
privata, del patriottismo e della lealtà militare, della famiglia, della
religione. Si tratta di << sei
punti che riassumono in modo inquietante i principi ideologici del materialismo
storico propagandato molto più tardi con la rivoluzione bolscevica fomentata in
Russia dalla massoneria >> 22 . Per le esigenze del nostro
studio è utile osservare l’organizzazione e il modus operandi della setta: << Weishaupt diresse materialmente la
setta degli Illuminati, organizzandola secondo una struttura gerarchica
piramidale divisa per gradi diversi di iniziazione. All’interno di essa, solo
gli adepti di livello superiore vennero autorizzati a conoscere i nominativi
degli altri affiliati e il vero scopo dell’ordine. Pertanto, i membri dei gradi
più alti rimasero sempre in una condizione di massima segretezza, che valse
loro l’appellativo di “invisibili”. La maggior parte degli aderenti apparteneva
già ad altre società segrete e ricopriva posizioni di prestigio nel clero,
nella nobiltà, nella magistratura, nell’esercito e in ogni altro settore
sociale di rilievo >> 22 . Da queste parole pare dunque di
capire che gli “invisibili” fossero i committenti della cospirazione degli
Illuminati di Baviera: tra costoro si ricordano almeno due sovrani del Regno di
Sassonia. Secondo Pizzuti << lo
scopo dell’ordine, infatti, era quello di infiltrarsi in tutti gli schieramenti
politici e militari in opposizione tra loro, per ottenere sempre il cambiamento
politico-sociale a loro più congeniale. Usando tale strategia d’azione, già
largamente impiegata dalla Massoneria in genere (i loro affiliati sono sempre
stati infiltrati in tutti i diversi schieramenti politici) e da banchieri come
i Rothschild (che hanno finanziato entrambi gli opposti schieramenti in tutte
le guerre moderne), gli illuminati si proponevano di raggiungere obbiettivi
politici di vasto respiro temporale >> 23 come abbiamo
appena visto. Malgrado ufficialmente la setta fosse stata sciolta nel 1787 per
intervento del principe elettore di Baviera, essa continuò in realtà ad operare
come testimonia una lettera scritta da George Washington nel 1898 e indirizzata
al reverendo G. W. Snyderndel 24 .
Abbiamo
ritenuto indispensabile questo piccolo excursus per dimostrare, sulla base di
fonti documentarie scritte 25 , quali siano i mezzi,
l’organizzazione e i fini della massoneria e delle società occulte che al suo
modello si ispirano. Da questo momento, però, noi useremo l’espressione
“illuminati” non con specifico riferimento agli Illuminati di Baviera, ma
indicando genericamente i burattinai che attraverso le società segrete portano
avanti l’agenda globalista del Nuovo Ordine Mondiale accumulando inoltre
colossale ricchezze.
Nell’ultimo
quarto del Diciannovesimo secolo il
progetto mondialista subisce un adattamento in senso tecnocratico. Ce lo spiega,
con la massima chiarezza, il grande “illuminato” marchese Saint Yves
d’Alveidre, che, sulla scia di Comenius, preconizzò anch’egli l’instaurazione
di un nuovo ordine mondiale retto da un governo segreto, la “Sinarchia”.
Nei
suoi scritti egli distingue tra l’Autorità spirituale e il Potere temporale: il
primo sarebbe emanazione di un potere sacerdotale di tipo iniziatico e
esoterico, che ispira e orienta; il secondo dovrebbe invece << dirigere la massa e intervenire
sulla Volontà popolare – intesa quale espressione dei desideri e delle passioni
delle masse – nel momento che, attraverso il suffragio universale e per tramite
di un collegio elettorale temporaneo, essa elegge i governanti >> 26
.
Naturalmente
il Potere dovrà avere il beneplacito dell’Autorità: ennesima rivisitazione di
quell’idea autoritaria che abbiamo già incontrato in Platone, San Paolo,
Sant’Agostino, Russeau, Hegel e Marx.
Se
il Potere agisce in nome dell’Autorità – il bastone sacerdotale – ne consegue
che il popolo sovrano non esiste: <<
Non si tratta né di distruggere, né di conservare al di sopra degli Stati e dei
loro capi un qualsiasi ordine sociale, perché non esiste: bisogna crearlo.
Bisogna formare al di sopra delle nostre nazioni, dei nostri governi qualunque
sia la loro forma, un governo generale, puramente scientifico, emanato dalle
loro stesse nazioni, che conservi tutto ciò che costituisce la loro vita
interiore >> 27 .
Nel
piano di Saint Yves, tutto incentrato sul trionfo delle ragioni economiche, il
ruolo dell’essere umano sarebbe degradato a quello di produttore e consumatore.
Del resto non bisogna dimenticare che le masse sono sempre state guardate con
disprezzo dagli “Illuminati”: l’iniziato René Guénon le considerava una massa
di lavoratori asserviti << che non
esiste dal punto di vista spirituale >> 28 mentre il
massone George Orwell affermava che i “prolet” non avevano bisogno di essere
indottrinati perché non hanno coscienza di sé 29 .
Il
piano degli Illuminati, alla fine del XIX Secolo, consisteva dunque nell’organizzare
un Super-governo gerarchicamente organizzato attorno a tre strutture
rappresentative della vita religiosa e intellettuale (il Consiglio europeo
delle Chiese nazionali); la vita politica e giuridica (il Consiglio europeo
degli Stati nazionali); e infine la vita economica (il Consiglio europeo dei
Comuni nazionali).
Nell’agenda
degli “Illuminati” la meta finale resta la creazione di un’unica Chiesa
sincretica, nella quale far confluire le tre religioni monoteiste, o, meglio
ancora, di un pensiero globalizzato: il progetto è oggi a portata di mano
grazie ai contributi convergenti della propaganda olocaustica, del Concilio
Vaticano II e del terrorismo islamico.
Tuttavia nel breve periodo l’obbiettivo prioritario doveva
essere, secondo Saint Yves, l’unione economica: << Sono le capitali, Londra, Parigi, Bruxelles, che si tratta di
associare in un unico consiglio europeo prendendo come base la vita economica,
unico mezzo per legarle alla vita pubblica e restituirle al loro vero ruolo
nazionale come universale [...] Questi interessi economici sono oggi la vera
base di ogni società nazionale e nessuna politica, sia interna che estera,
dovrà essere esercitata senza consultarli e riceverne una saggia e precisa ponderazione
>> 30 . Oggi – anno: 2015 – chiunque può vedere con i suoi
occhi cosa sia quest’Europa delle banche e dei banchieri: grazie a Saint Yves
sappiamo anche che non per caso siamo arrivati a questo punto, ma tutto era
stato già predisposto addirittura un secolo prima.
Si
impone a questo punto una breve riflessione sulla fenomenologia del potere. Il
potere militare opera in tempi brevi, ma tutti i tentativi di unificare
l’Europa in un’unica entità politica sono falliti in epoca moderna. Il potere
economico opera invece in tempi lunghi ed esso è interamente nella
disponibilità degli “Illuminati” che provengono dal mondo dell’alta finanza internazionale.
Il sentimento religioso opera in tempi lunghissimi. Da ciò la considerazione
che un’unità basata sul denaro sia più facile da conseguire rispetto all’unità
politica e religiosa. Ecco quindi spiegato la svolta tecnocratica che i piani
deli “Illuminati” subiscono alla fine del XIX Secolo. Appunto per questo Saint
Yves in persona così si rivolge ai governanti europei: << E’ nella vita economica ed emporiocratica (si legga
tecnocratica n.d.r.) dei vostri popoli che dovete ricercare la base precisa,
gli esatti fondamenti, dell’edificio europeo che vi invito a costruire nel
vostro interesse e in quello delle nazioni >> 31 .
Su
queste premesse gli “Illuminati” si proponevano di diffondere il socialismo.
Con questo termine ambiguo essi intendevano la concentrazione di tutte le
ricchezze del mondo nelle mani di una ristretta élite di iniziati, i quali
l’avrebbero data in gestione a tecnocrati. Questi ultimi un giorno avrebbero
vestito con eguale naturalezza gli abiti eleganti di un banchiere di Wall
Street o della City, la tonaca di un cardinale della Chiesa cattolica o la
grigia divisa di un burocrate sovietico: come l’abito non fa il monaco, così le
differenze ideologiche sparivano di fronte alla semplice constatazione della
funzione puramente strumentale dei tecnocrati. Per Saint Yves costoro non erano
che bassi iniziati: essi non vanno perciò confusi con gli “Illuminati”.
In
un momento in cui le maggiori potenze europee si spartivano l’Africa,
l’Oceania, l’India e il Sudest asiatico
il governo segreto profetizzato da Saint Yves si riteneva o aspirava a
diventare il depositario di tutte le ricchezze della terra. Come tale esso
pretendeva il tributo di popoli e nazioni. Oggi conosciamo questo fenomeno col
nome di “globalizzazione”.
L’apparato
economico della Sinarchia agisce attraverso due leve: la grande finanza
internazionale e l’energia. O per meglio dire: il controllo dell’emissione
monetaria e delle regole della speculazione finanziaria e, in aggiunta a
questa, il monopolio della distribuzione delle moderne fonti di energia. In
questo ragionamento è esplicitamente escluso il mondo della produzione
industriale come aveva probabilmente compreso Trotskij, che era stato un agente
degli “Illuminati” almeno a voler prestar fede alla testimonianza del suo
discepolo Rakovsky 32 .
Per
giungere al socialismo era però necessario un ulteriore passaggio: la creazione
di un’Europa federale ovvero il “Consiglio degli Stati”. Esso si sarebbe
occupato di diritto pubblico, giustizia internazionale e diplomazia. La formula
federale sarebbe stata – e lo vediamo ai nostri giorni nell’Unione Europea – la
soluzione più efficace per lo spirito accentratore dei tecnocrati, perché avrebbe
permesso di gettare sabbia nei delicati ingranaggi della divisione dei poteri e
del controllo pubblico dell’operato del Governo. Infatti Saint Yves immaginava
che le decisioni di questo consesso dovessero essere ratificate dal Consiglio
dei Comuni e dal Consiglio delle Chiese nazionali sottraendolo dunque al
principio della verifica della Volontà popolare.
Il
terzo e ultimo elemento del Governo sinarchico sarebbe stato rappresentato dal
Consiglio delle Chiese nazionali. Con <<
Chiese nazionali >> Saint Yves intende dire << la totalità dei corpi insegnanti della nazione senza
distinzione di corpi, di scienze, né di arte, dalle Università laiciste, le
Accademie, gli Istituti e le scuole speciali, fino alle istituzioni di tutti i
culti riconosciuti dalla legge nazionale, alla Massoneria nel suo duplice
aspetto di culto e scuola umanitaria, dalle scienze naturali, dalla geologia
all’astronomia e le scienze umane, dall’antropologia alla teologia comparata
fino alle scienze divine, dall’ontologia alla cosmogonia >> 33 .
Ritorna quindi il concetto di Chiesa
gnostica tipico degli ambienti massonici e teosofici di fine Ottocento.
Quanto
appena esposto non era però che il livello visibile del Consiglio delle Chiese
nazionali: celato dietro di esso si nascondeva un secondo livello, occulto e ancora
più inquietante. Era il nucleo iniziatico – composto dai cenacoli neopagani
diffusi in tutta Europa – che supervisiona l’intero progetto mondialista del
Nuovo Ordine Mondiale.
Come
ognuno può vedere i tre Consigli immaginati da Saint Yves d’Alveydre
assomigliano assai da vicino ad ambigue istituzioni oggi conosciute come Gruppo
Bilderberg e Commissione Trilaterale ovvero le riunioni semi-segrete dei
comitati esecutivi, nei quali un certo numero di tecnocrati messi a conoscenza
del piano discutono dei mezzi per realizzarlo. Fermo restando l’esistenza di un
superiore livello, occulto e iniziatico, di cui parleremo a breve.
Note
- E. Perrucchetti, G. Marletta, Governo globale. La storia segreta del nuovo ordine mondiale, Arianna Editrice, 2013, pp. 16-21
- Ibidem
- Ibidem
- Ibidem
- A. Petacco, Faccetta nera. Storia della conquista dell’impero, 2003, Arnaldo Mondadori Editore, pp. 72-73
- M. Nese, Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell’Americana, p. 22-23. Citato in E. Perrucchetti, G. Marletta, op. cit. , p. 21
- E. Perrucchetti, G. Marletta, op. cit. , p. 21-22.
- A. Petacco, op. cit. , p. 78
- Cfr. Thomson, The Peace ballot and the public, 1981.
- Cfr. M. Webber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Bur Bibloteca Universale Rizzoli.
- E. Perrucchetti, G. Marletta, op. cit. , p. 46
- R. Guénon, L’errore dello spiritismo, Milano, 1998, p. 36.
- Cfr. The israelite of America del 3/08/1860; citato in C. Jacq, La Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano, 1972, p. 28; e riportato da M. Pizzuti, Rivelazioni non autorizzate. Il sentiero occulto del potere, Il punto d’incontro, 2009, p. 26.
- Y. Moncomble, L’irrèsistible expansion du mondialisme, Faits et documents, Paris, 1981, p. 212; citato da M. Pizzuti, ibidem.
- M. J. Cohen, La verité israèlite, tomo 5, Paris, 80, Rue Taituits, 1861, p. 74; citato da L. De Poncis, La Franc-Maconnerie d’après ses documents secretes, Beauchesne et Fils éditeurs, 1941, Réédition, DPF, 1972, pp. 265-266; e ripreso da M. Pizzuti, ibidem.
- A. Pike, Morals and Dogma, cit. vol. VI, p. 205, comment al XXXII grado del R.S.A.A., Bastogi, Foggia, 1984; citato in M. Pizzuti, ibidem.
- A. Mola, Storia della Massoneria in Italia dalle origini ai giorni nostri, Bompiani, Milano, 1992; citato in M. Pizzuti, ibidem.
- Cfr. M. Webber, op. cit.
- M. Pizzuti, op. cit. , pp. 27.
- E. Perrucchetti, G. Marletta, op. cit. p. 47
- Ivi, p. 59
- M. Pizzuti, op. cit. , p. 31
- Ivi, p. 29
- Ivi, p. 32: << Reverendo, non era mia intenzione mettere in dubbio che la dottrina degli Illuminati e i principi del Giacobinismo non si fossero estesi agli Stati Uniti. Al contrario, nessuno più di me è convinto di questo fatto. L’idea che volevo esporle era che non credevo che le Logge dei Framassoni del nostro paese avessero cercato, in quanto associazione, di propagandare le dottrine diaboliche dei primi, o i perniciosi principi dei secondi, se mai è possibile separarli. Che delle personalità lo abbiano fatto, o che il fondatore o gli intermediari impiegati per fondare le società democratiche negli Stati Uniti abbiano avuto questo progetto e che abbiano mirato a separare il popolo dal proprio governo è troppo evidente per metterlo in dubbio. Con ossequio… George Washington >>. Da notare che Washington era un massone conclamato, il che spiega il tentativo di ridimensionare un fatto che, per la sua enormità, non poteva tuttavia negare.
- Ibidem: << Nel 1787 il principe elettore di Baviera fece pubblicare un volume intitolato Scritti originali dell’ordine e della setta degli Illuminati, con la seguente nota sul frontespizio: “Coloro che avessero qualche dubbio sull’autenticità di questa collezione, non hanno che da annunziarsi agli Archivi segreti di Monaco, dove si è dato l’ordine di mostrar loro le carte originali”. Questi documenti vennero pubblicati in seguito anche dall’abate francese Augustin Barruel nelle Mémoires pour servir à l’histoire du Jacobinisme (1796-1798) >>.
- Epiphanius, Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della Storia, Fondazione Testimonium, p. 165.
- La citazione di P. Mariel è riportata testualmente in Epiphanius, op. cit. , pp. 166-167
- Epiphanius, op. cit. , p. 162, nota 314.
- Cfr. G. Orwell, 1984.
- Saint Yves d’Alveydre, Missione dei Sovrani, p. 418, citato in Epiphanius, op. cit. , p. 168
- Ivi, p. 423, citato in Epiphanius, op. cit. , p. 169
- Rakovsky era un ebreo cosmopolita e un massone: elemento di spicco dell’Internazionale socialista e stretto collaboratore di Lenin durante la Rivoluzione, fu poi ambasciatore dell’URSS a Londra e Parigi, prima di cadere in disgrazia in quanto seguace di Trotskij. Egli era profondamente convinto che la finanza non fosse il prodotto dell’accumulo del plusvalore da parte dei grandi capitalisti, come invece pretenderebbe Marx: costoro, anzi,si sarebbero arricchiti nella maniera più semplice e cioè fabbricando denaro dal nulla. A dimostrazione di questa teoria Rakovsky, sebbene ancora non conoscesse il fenomeno del signoraggio, citava tuttavia le speculazioni azionarie e valutarie nonché la legalizzazione dell’usura esercitata dalle banche per mezzo del tasso di interesse: tutti metodi mediante i quali si produce ricchezza dal nulla, ricchezza che materialmente non esiste trattandosi, a ben vedere, solo di calcoli riportati su fogli di carta. In questo ragionamento il possesso dei mezzi di produzione da parte dei capitalisti non ha nulla a che vedere con lo sfruttamento delle classi lavoratrici. Inoltre Rakovsky aggiunge un altro dato: il buon senso ci dimostra che il denaro prima viene stampato, poi investito nelle produzioni capitalistiche e infine speso dai lavoratori: ciò confuta in maniera palese la teoria marxista sull’origine della finanza dall’accumulo di plusvalore. Tuttavia ammesso che il denaro appena stampato corrisponda alla promessa di acquisto di determinati beni, che però devono ancora essere prodotti (secondo il ragionamento di cui sopra), ne consegue che l’intero sistema capitalistico si basa sul debito e che tale debito deve essere pagato dalle classi lavoratrici non ai possessori dei mezzi di produzione, bensì ai banchieri che prestano ad usura carta moneta. Rakovsky ritiene che la ragione per cui Marx tace gli aspetti finanziari del capitalismo è perché il Capitale è stato commissionato proprio dai banchieri ebrei. Cfr. Landowksy, Sinfonia in rosso maggiore, trad. di Zoe Bless, su www.cieliparalleli.it . La fonte in oggetto, per quanto da maneggiare con estrema cautela, è giudicata attendibile anche da una casa editrice seria come i Quaderni del Veltro, che ne pubblicò per la prima volta alcuni stralci nel 1974 con il titolo Stalin Trotckij e l’alta finanza consultabile sul sito web: http://xoomer.virgilio.it/controvoce/Stalin,%20Trotckij%20e%20l%27alta%20finanza.pdf
- Saint Yves, op. cit. , p. 433-434 citata in Epiphanius, op. cit. , p. 172.
L'ARTICOLO CHE AVETE LETTO PROVIENE DAL SAGGIO MUSSOLINI E GLI "ILLUMINATI" DI ENRICO MONTERMINI.
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